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L’emendamento “salvatore”

Dopo i tanti timori causati dall’ormai nota lettera c) dell’articolo 66 della Finanziaria che prefigurava, a decorrere dall’anno scolastico 2010/2011, la soppressione delle Graduatorie permanenti, si è scatenata la protesta dei precari, appartenenti soprattutto alle due anime, da sempre contrapposte, dei sissini e dei cosiddetti precari storici. Migliaia di e-mail di singoli docenti e decine di comunicati stampa delle associazioni della categoria hanno invaso le redazioni dei media, i siti istituzionali e quelli dei partiti, per manifestare la loro contrarietà all’iniziativa del Governo. E anche la nostra redazione è stata subissata da così tanti messaggi che, per dare maggiore spazio alle differenti analisi e posizioni, abbiamo dovuto aprire un’apposita rubrica, “Finanziaria e precariato”, nella home page del nostro sito.
In seguito a questa valanga telematica di proteste, molti autorevoli esponenti della maggioranza (ma anche dell’opposizione) sono intervenuti nel dibattito in soccorso dei precari; insieme a tutte le sigle sindacali, a molte associazioni disciplinari, a vari comitati spontanei, ecc. per finire addirittura col ministro Fioroni, il vice ministro Bastico e il presidente della Commissione Cultura della Camera, Pietro Folena. Tutti pronti a smentire l’ipotesi della soppressione delle Gp e a rassicurare i precari sul loro futuro professionale. Ma se tutti sono, ed erano contrari – ci chiediamo – a chi mai è venuto in mente di abolire le Gp? Perché prima si prospettano inutili e inverosimili spauracchi e poi, di fronte alle proteste clamorose di una categoria che supera le 300mila unità, si fa marcia indietro come se nulla fosse? 

Per porre rimedio alla questione dell’abolizione delle Gp, considerati i tempi ristrettissimi di discussione della Finanziaria e il rischio sempre incombente della richiesta della fiducia, la maggioranza ha presentato, in Commissione Bilancio, l’emendamento 66.151 che avrebbe dovuto scongiurare tale pericolo. Ma in questa sede l’emendamento non è stato nemmeno discusso e ciò aveva ulteriormente allarmato i precari che avevano continuato e anzi inasprito la loro protesta. Tuttavia – come si sono affrettati a precisare alcuni fra i deputati firmatari dell’emendamento (Sasso, De Simone, Ghizzoni, Folena, Benzoni, Chiaromonte, Colasio, De Biasi, Froner, Giulietti, Latteri, Rusconi, Sircana, Tessitore, Tocci, Volponi) – l’emendamento è approdato direttamente alla Camera, dove si sta svolgendo la discussione sulla Finanziaria, col nuovo numero 66.28. Il testo è identico al precedente e riformula il comma 1, lettera c) dell’articolo 66 con due importanti modifiche. 

Riportiamo di seguito l’emendamento:

Al comma 1, lettera c), primo periodo, sostituire le parole da: per complessive 150.000 unità fino a: partecipazione dei futuri concorsi per esami e titoli con le seguenti: 
per alemno 150.000 unità e comunque fino alla copertura di tutti i posti vacanti e disponibili al fine di dare adeguata soluzione al fenomeno del precariato storico e di evitarne la ricostruzione, di stabilizzare e rendere più funzionali gli assetti scolastici, di attivare azioni tese ad abbassare l’età media del personale docente e di definire contestualmente procedure concorsuali più snelle con cadenze programmate e ricorrenti. Analogo piano di assunzioni a tempo indeterminato è predisposto per il personale amministrativo, tecnico e ausiliario (Ata), per complessive 20.000 unità. Contestualmente all’applicazione del piano triennale, il ministro della Pubblica Istruzione realizza un’attività di monitoraggio sui cui risultati, entro diciotto mesi dall’entrata in vigore della presente legge, riferisce alle competenti commissioni parlamentari, anche al fine di individuare nuove modalità di formazione e abilitazione e di innovare e aggiornare gli attuali sistemi di reclutamento del personale docente”.

66.28 (ex 66.151 parte ammissibile)

Agostino Aquilina

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