L’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia Romagna in una nota del 16 settembre 2008, firmata dal dirigente Stefano Versari, chiarisce aspetti fondamentali circa l’integrazione degli allievi ciechi e ipovedenti nelle scuole pubbliche (statali e paritarie) della regione.
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L’Emilia-Romagna per l’integrazione dei ragazzi con disabilità visive
In Emilia-Romagna i casi di studenti disabili della vista, secondo i dati relativi all’anno 2007/2008, sono 178: 22 nella scuola dell’infanzia, 46 nella scuola primaria, 41 nella scuola secondaria di primo grado e 69 nella scuola secondaria di secondo grado.
Un numero considerevole, quindi. Ed è per questo che, lo scorso 22 gennaio, la Direzione Generale dell’Usr istituisce un gruppo di lavoro interistituzionale, presieduto da Stefano Versari, con il compito di “predisporre suggerimenti operativi per favorire il superamento delle difficoltà evidenziate dalle istituzioni scolastiche e dalle famiglie nell’integrazione degli allievi ciechi e ipovedenti nelle scuole della regione”.
Un numero considerevole, quindi. Ed è per questo che, lo scorso 22 gennaio, la Direzione Generale dell’Usr istituisce un gruppo di lavoro interistituzionale, presieduto da Stefano Versari, con il compito di “predisporre suggerimenti operativi per favorire il superamento delle difficoltà evidenziate dalle istituzioni scolastiche e dalle famiglie nell’integrazione degli allievi ciechi e ipovedenti nelle scuole della regione”.
E’ compito delle varie istituzioni scolastiche comprendere correttamente i problemi dei ragazzi, considerato pure che, nel caso di soggetti pluriminorati che abbiano anche deficit visivi, spesso il Servizio Sanitario rilascia una diagnosi medica solo per il problema ritenuto rilevante e omette altre mancanze considerate relativamente secondarie. La prassi comporta che alunni minorati dalla vista potrebbero essere non censiti e quindi non interessati a trattamenti particolari per la loro situazione.
Nella nota viene ribadito anche il concetto che la scuola, insieme alla famiglia e ai servizi sanitari, deve farsi carico del supporto e dell’assistenza dei ragazzi disabili anche con l’ausilio di istituzioni storicamente attive nello stare vicino ad allievi ciechi o ipovedenti.
Le istituzioni scolastiche dovranno informare le famiglie della presenza di centri specializzati nella regione e, nel caso ci sia una risposta negativa, dovranno attuare un Piano Educativo Personalizzato per l’allievo contattando le strutture sociali e sanitarie del territorio.
Per l’Ufficio Scolastico Regionale particolare importanza rivestono pure le tecnologie utilizzate a supporto dei ragazzi disabili. Un esempio possono essere i libri digitali, i cui software sono forniti, alcuni anche a titolo gratuito, dalle stesse case editrici.
Insomma la scuola dell’Emilia-Romagna ha deciso di intervenire a favore dei ragazzi diversamente abili. Senza tenere conto alle spese da sostenere. Infatti si legge: “essendo in gioco fondamentali diritti soggettivi riconosciuti dagli Accordi di Programma, passano in secondo ordine eventuali difficoltà economiche”. Proprio un bell’esempio. Da emulare in altre realtà del Paese.