L’epilogo triste della “Buona Scuola” di Renzi

Si cercano invece alleati freschi, mille prof, che non hanno ancora preso posizione? E perché proprio mille? E perché ancora 70 giorni fino al 22/2/2015? E i numeri 1.000 e 70 non sono calati dall’alto?.

Così scrive Gianni Bocchieri su ilsussidiario.net: “A fronte di così entusiastici esiti e di così efficace comunicazione, ha stupito che il premier Renzi abbia rimandato la scadenza dei provvedimenti attuativi originariamente previsti per gennaio. Addirittura si è assunto personalmente la responsabilità di non essere riuscito a far passare il messaggio dell’importanza di questo provvedimento ed ha annunciato una proroga della campagna di ascolto”.

Esiti nient’affatto entusiastici, né per numero di partecipanti, né per i contenuti delle risposte. Ha pienamente ragione Elena Centemero che (e non è sola) osserva e denuncia (interrogazione del 24.10 e poi ancora il 16.12) “I risultati della consultazione sulla Buona Scuola, non proprio esaltanti in termini numerici”. Infatti i 1.350.000 contatti sul sito corrispondono appena al 5-10% dei 13-24 milioni di persone (docenti, Ata, studenti e famiglie) direttamente coinvolte nelle scuola. I “quasi 200 mila contatti attivi, quindi questionari o proposte” non arrivano al 2% della stessa platea. E poi le critiche numerosissime, fondate e ben motivate, gli scioperi, le proteste, le occupazioni: basta cercare notizie in rete. Renzi ha dovuto rimandare perché ha realizzato (e di ciò gli va dato atto!) che la sua millantata “Buona Scuola” non è tale ed è stata bocciata sonoramente. Così, invece della sperata e trionfante “Leopolda sulla scuola” a fine novembre, ha dovuto cercare di smarcarsi e svicolare in due tempi. Dapprima con una riunione in veste di segretario Pd, sabato 13.12, e poi altra riunione come premier, lunedì 15.12. Il messaggio è passato benissimo ma non nel senso da lui voluto e auspicato: la scuola non l’ha bevuto!

Renzi fa e ripete proclami enfatici e roboanti (e anche inutili, perché chi non è d’accordo?) sull’importanza di una scuola buona e valida (“la scuola è il valore più importante di un Paese”), ma la scuola buona e valida non è la “Buona Scuola”. E sono da affrontare questioni cruciali come le risorse, i tempi, le priorità, le scelte, i consensi. Chissà cosa intendeva Renzi quando ha affermato “non calo la riforma dall’alto” (Ansa, 3 settembre)? Ma dov’è la serietà di questo governo? Dopo due mesi di elaborazione affrettata, due altri mesi di grande consultazione popolare on line, un altro quinto mese di elaborazione dei risultati si scopre che c’è bisogno ancora di “mille persone che avvertano questa battaglia come una battaglia propria. […] Una carica dei mille che dedichi tempo nei prossimi mesi” al progetto? E non si dà ascolto chi ha presentato proposte alternative, a chi pensa che la riforma sia inemendabile, a chi ha raccolto centinaia di documenti contrari sottoscritti da migliaia di docenti? Si cercano invece alleati freschi, mille prof, che non hanno ancora preso posizione? E perché proprio mille? E perché ancora 70 giorni fino al 22/2/2015? E i numeri 1.000 e 70 non sono calati dall’alto? 

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