L’Erasmus ha fatto viaggiare 2 milioni di studenti e prof. Ma l’aria è cambiata
Il numero di studenti e docenti che dal 1987 a oggi ha svolto un periodo di studio in un altro Stato membro dell’Ue, attraverso il programmaErasmus, ha superato i 2 milioni. A comunicarlo è stata il 30 luglio la Commissione europea. Che attraverso il suo commissario alla Cultura, Jan Figel, ha commentato questo traguardo come “un grande successo: gli studi – ha detto Figel – dimostrano che non solo gli individui, ma anche gli istituti di insegnamento e la società nel senso più ampio hanno tratto beneficio da questa mobilità transnazionale”. Nel corso dell’anno accademico 2007/2008, hanno partecipato all’Erasmus oltre 162 mila studenti, un aumento del 2,1% rispetto all’anno precedente, quando la crescita era stata del 3,2%. Bruxelles sottolinea che a questi ritmi verrà mancato il target di 3 milioni di partecipanti entro il 2012: per raggiungerlo servirebbe una crescita annuale dell’8% nei prossimi anni. Nell’ultimo anno scolastico ha finanziato anche il soggiorno all’estero di 27 mila professori e, per la prima volta, attraverso il programma Leonardo, ha permesso a 20 mila studenti di passare un periodo di tirocinio un’azienda straniera e a 5 mila accademici di proseguire la loro formazione all’estero. I luoghi maggiormente prescelti dagli studenti sono stati la Spagna (31.100 arrivi), la Francia (23.200), la Germania (20.800) e la Gran Bretagna (19.100), seguite dall’Italia (16.200). La forza di questa formula, mantenuta nel tempo, è tutta in un dato significativo: negli ultimi anni hanno iniziato ad usufruirne i figli dei primi “viaggiatori” Erasmus.
Ma non è tutto oro quello che luccica, varrebbe la pena di dire. Se è vero che l’Erasmus viene citato come uno degli esempi più tangibili dei vantaggi dell’integrazione europea, visto che facilita l’apprendimento delle lingue e delle culture straniere, la sua diffusione rimane ancora piuttosto limitata: nell’ultimo anno rilevato i partecipanti all’Erasmus sono calati in ben dieci Paesi: Germania, Francia, Belgio, Grecia, Svezia, Romania, Norvegia, Finlandia, Malta e Liechtenstein. Pure nel nostro Paese le cose non vanno benissimo: nell’anno 2007/08 gli studenti italiani che hanno passato un periodo all’estero sono stati 18,364, rispetto ai 17.195 del precedente anno accademico. In assoluto, se nel 2001 gli studenti italiani che partivano per l’estero erano quasi il 19% del totale, negli ultimi anni il loro numero si è praticamente dimezzato scendendo sotto il 10%.
Anche se la Commissione sottolinea che la media europea è salita a 242 euro mensili, circa il 26% in più rispetto all’anno precedente, uno dei problemi maggiori da superare è l’entità piuttosto limitata dei sussidi che vengono messi a disposizione degli studenti, restringendo l’accesso a chi proviene da famiglie meno facoltose. Una mancata apertura agli studenti meno abbienti su cui pesano non poco i tagli imposti dall’accordo sul bilancio Ue dell’ultimo quinquennio.