Se l’entusiasmo per il progetto europeo Erasmus non è più quello del primo decennio un motivo ci dovrà pur essere: forse è insito nei giovani d’oggi che rispetto a quelli degli anni Novanta hanno più opportunità di viaggiare con la famiglia; forse è nella maggiore passività che assale gli adolescenti moderni, spesso vittime delle troppe opportunità a portata di mano. O forse è cambiato qualcosa nell’organizzazione: per stessa ammissione dei vertici dell’Erasmus da qualche anno i fondi cominciano a scarseggiare.
Potrebbe essere un caso, ma forse anche i controlli e le verifiche sulla qualità dell’accoglienza degli studenti non sono più quelle di una volta. Vale la pena raccontare, a tal proposito, quel che è accaduto a 130 ragazzi universitari, tra cui 15 italiani, presentatisi nei giorni scorsi presso la città norvegese di Tronheim: l’alloggio, che gli era stato garantito in fase di accordi preliminari, era già occupato da altri studenti.
Preso atto della situazione, gli studenti sono stati costretti a passare la prima notte in un ex ostello con soli sei bagni, otto lavandini e due docce. Poi, dal giorno dopo, grazie all’ospitalità dei norvegesi, una cinquantina di famiglie di Trondheim si è offerta per ospitarli finché l’Università non riuscirà a trovare una soluzione.
“Tutto è successo per una mancanza di organizzazione tra l’Università e la società che di solito si occupa della sistemazione dei ragazzi“, ha poi cercato di spiegare Oddvar Solemsli, console onorario dell’ambasciata italiana in Norvegia. “Cosicché – ha proseguito Solemsli – sono stati dati per liberi circa 160 appartamenti per 200-300 studenti senza considerare che in questi alloggi si trovano ancora ragazzi dell’anno scorso che si fermeranno fino a settembre per dare gli esami“.
“Tutto è successo per una mancanza di organizzazione tra l’Università e la società che di solito si occupa della sistemazione dei ragazzi“, ha poi cercato di spiegare Oddvar Solemsli, console onorario dell’ambasciata italiana in Norvegia. “Cosicché – ha proseguito Solemsli – sono stati dati per liberi circa 160 appartamenti per 200-300 studenti senza considerare che in questi alloggi si trovano ancora ragazzi dell’anno scorso che si fermeranno fino a settembre per dare gli esami“.
Rimane il fatto che questo spiacevole episodio sia accaduto in un Paese noto per la sua organizzazione. “In Norvegia le richieste per entrare nelle università sono in continuo aumento, non solo con il programma europeo Erasmus, ma anche da parte di studenti provenienti da paesi extra europei – ha spiegato sempre Solemsli – ciò grazie all’ottimo livello dei nostri istituti, soprattutto a Trondheim dove la Ntnu (Norwegian university of science and tecnology) è famosa in tutto il mondo, e grazie al fatto che l’inglese è parlato ovunque, quindi l’integrazione risulta più semplice rispetto ad altri Paesi“. Comunque per le autorità universitarie, entro fine mese ai 130 ragazzi senza alloggio verrà trovata una sistemazione.
E’ probabile che in vent’anni episodi di questo genere siano capitati spesso, o forse di rado. Fatto sta che per il glorioso programma europeo che ha fatto viaggiare due milioni di studenti e docenti non è proprio il periodo migliore della sua lunga esistenza.