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L’esame di Stato non è “tutto un quiz”: una proposta di modifica

Basterebbe moltiplicare per quattro il credito totale di ogni candidato ed avere il voto in centesimi. Statisticamente questo è quello che succede dopo l’esame. Chi ha 20/25 di credito concluderà l’esame più o meno con 80/100 di voto di maturità. Tempo e soldi ed energia sprecati al primo caldo estivo! Si dovrebbe solo modificare l’art. 33 c. 5 della Costituzione che prescrive l’Esame di Stato prima dell’università.
Il governo risparmierebbe “qualcosina” per questi venti giorni in cui alunni, parenti, amici, famiglie e anche docenti si industriano come fregare durante le varie prove, in barba all’educazione alla legalità. Dati i tempi biblici dell’ iter di una legge di riforma costituzionale, il nostro modesto parere è quello di modificare completamente la formula dell’esame così come è svolto oggi e lasciare la valutazione della maturità al consiglio di classe dell’ultimo anno in sede di scrutinio finale con la presenza di Commissario di garanzia di nomina ministeriale. Del resto già da qualche anno per essere ammessi all’esame occorre avere almeno la sufficienza in ciascuna disciplina. C’è chi propone la prova nazionale Invalsi. Noi non siamo assolutamente d’accordo. Le prove che “scendono” da Roma, buone per tutti e per nessuno, generano un copia-incolla generale. Difatti anche quest’anno, nei siti cari agli studenti futuri arrampicatori sociali, tra le otto e le dieci di ieri, circolavano i testi della prova di Italiano con commenti e svolgimenti vari.
Andrebbero eliminate la prova di Italiano (se ne fanno già tante durante gli anni scolastici, fino alla nausea!), sia la seconda prova specifica per ogni tipo di indirizzo (gli archivi delle scuole sono pieni di compiti ed elaborati valutati negli anni!).
In regime di vera autonomia scolastica, ogni Consiglio di classe dovrebbe formulare e proporre un’unica prova importante, quella che oggi è la terza, che tutti chiamano in modo quasi dispregiativo “il quizzone”. Ogni consiglio di classe, applicando le varie tipologie per il tipo di diploma specifico dell’Istituto, può così valutare le tre C (conoscenza, competenza e capacità), pilastri della preparazione pre-universitaria. Quindi un solo scritto e un solo orale: il colloquio. Ma su quest’ultimo… occorrerebbe fare tante utili riflessioni.
Nata con la legge di riforma dell’esame, la terza prova costituisce oggi l’ultima spiaggia di salvezza, perché fa guadagnare facilmente in circa un’ora utili punti per il conseguimento del diploma. Eppure leggendo e studiando il DM 357 del 18/09/98 e successive modifiche sulla terza prova “scritta”, c’è tanto da riflettere. Vera prova interdisciplinare e pluridisciplinare! Si va dalla tipologia A alla tipologia F:
• trattazione sintetica di argomenti;
• quesiti a risposta singola;
• quesiti a risposta multipla;
• problemi a soluzione rapida;
• analisi di casi pratici e professionali;
• sviluppo di progetti.
Inoltre nell’Istruzione artistica, al fine di accertare in particolare le capacità di integrazione e applicazione dei linguaggi plastico-visuali ad una problematica architettonica, può essere richiesto lo sviluppo di un progetto anche attraverso la lettura, l’analisi e la interpretazione grafica dei caratteri compositivi, stilistici, costruttivi di un’opera o di un complesso monumentale. Negli Istituti d’arte è richiesta una produzione, a carattere scritto-grafico-pratica, intesa ad accertare le capacità di argomentare e motivare il processo progettuale seguito nella seconda prova scritta, anche sotto il profilo storico, culturale, socio-economico, tecnologico e artistico”. Tutto questo anche nell’arco di due giorni. Altro che quizzone!

Giovanni Sicali

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