Dunque, strepitava la Uil, “sciopero selvaggio” che in altri termini significa: ammutinarsi senza preavviso, indire assemblee a scuola senza autorizzazione, bloccare le attività didattiche, violando così il codice di autoregolamentazione sottoscritto dal sindacato e disdettando “il protocollo del 2001 in merito alle procedure di raffreddamento e conciliazione relative alle prestazioni indispensabili in caso di sciopero”.
E proprio sulla base ditale grido di guerra abbiamo chiesto ai nostri lettori: aderiresti?
A giudicare dall’esito, pare proprio di si: il 73% è pronto a incrociare le braccia senza dubbio alcuno, anche a costo di lasciare i minori in balia di se stessi e a costo di mettere in moto tutti i meccanismi di rivalsa previsti dall’autorità garante. Esasperazione? Certamente. I professori non ne possono più di essere menati per il naso dal governo che dal lontano gennaio 2010 ha congelato qualsiasi rinnovo contrattuale, sbarrando sia la parte normativa che quella salariale, nella convinzione che i loro stipendi siano d’oro o comunque più che sufficienti a tirare la carretta. Si avverte rabbia in questa quota complessiva del 73%, benchè, occorre dirlo, quando la categoria scende in sciopero, seppure regolamentato, i numeri in percentuale sono molto ma molto bassi, assi inferirti al 50%: come mai? Tante le spiegazioni, ma il dato rimane.
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Meno combattivo invece il 21% dei docenti: nessuno sciopero selvaggio, bisogna seguire le regole. Sicuramente sarebbe stato interessante capire, ma il nostro sondaggio non lo prevedeva, in quale area si attesta questo risultato tra infanzia, primaria e secondaria di primo e secondo grado.
Importante invece appare la percentuale di color che non sanno, degli incerti, dei dubbiosi: solo il 5,7%. A naso dunque si direbbe che quasi tutti i professori sono determinati, hanno chiaro l’obiettivo e non tentennano di fronte alle scelte, almeno relativamente a questa dello sciopero selvaggio.
Se viene proclamato ci siamo, dice la stragrande maggioranza. E ne prendiamo atto.
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