Devono avere un’etica professionale i docenti? Ma certo, viene subito da dire. Un’etica per cui le discussioni all’interno dei consigli di classe rimangano privati, coi giudizi e le valutazioni di ogni singolo alunno. Deontologia professionale per cui le ben note controversie, che alla fine devo essere appianate per trovare un momento di sintesi, rimangono all’interno del consiglio per garantire tutti: colleghi e studenti. E invece capita, e non raramente, che certi prof, anche per giustificare le proprie mancanze o inefficienze o cattiva fede o impreparazione, raccontino in giro, senza alcun problema di coscienza etica, cosa succede nella loro classe, trasformando così la scuola in una sorta di cortile e mettendo soprattutto certi alunni come oggetto di tema da trattare con altre mamme o argomento di conversazione da insaponare dal barbiere o da ritoccare dall’estetista: una materia pubblica di esame scolastico insomma, con relativa ripetizione se qualcosa non si fosse capita. Brutto e scorretto.
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Deontologia professionale, la segretezza delle delibere e delle decisioni collegiali, che i dirigenti invece dovrebbero costantemente ricordare prima di procedere a qualunque discussione che riguarda le persone e poi monitorare affinché non travalichino l’uscio della seduta. Anche perché nessuna sanzione è prevista per il pettegolezzo che, se riguarda la scuola primaria soprattutto, dovrebbe essere punito con la frusta. Chi vorrebbe infatti che le insufficienze dei propri figli, discusse dai docenti, andassero di bocca in bocca e da cortile e cortile?