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L’ex ministro Berlinguer respinge i docenti di quartiere

L’ex ministro dell’Istruzione, Luigi Berlinguer, da poche settimane eletto europarlamentare del Partito Democratico, torna a parlare di scuola. E lo fa a tutto campo proponendo un modello di organizzazione scolastico alternativo a quello che ha riempito in questi giorni Tg e quotidiani a seguito dell’ennesimo tentativo della Lega di introdurre barriera localistiche nella selezione dei docenti.
Su uno dei cavalli di battaglia del Carroccio, Berlinguer sarebbe anche d’accordo: quelle che riguarda il decentramento delle funzioni di guida del sistema scolastico. “Sono del parere – ha detto l’esponente del Pd a Bruxelles – che è arrivato il momento di ridurre al minimo le attribuzioni del ministero dell’Istruzione e, contestualmente, che esse siano trasferite alle Regioni così come prevede il Titolo V della Costituzione“.
Su tutto il resto, invece, il divario di opinioni è netto. Ad iniziare dal fatto che al dicastero di viale Trastevere rimarrebbero comunque in mano le linee guida su almeno tre prerogative: si tratta dei “contenuti culturali e i curricula; il sistema di valutazione, che può essere solo nazionale e europeo; terzo e più importante aspetto, la formazione di un corpo docente nazionale, di cultura nazionale e fortemente mobile“. Tre parametri del tutto incompatibili con una caratterizzazione regionale spinta: su questi punti la linea d’indirizzo deve per forza di cose rimanere nazionale. Una necessità così sentita, ai fini di una caratterizzazione sicura della preparazione degli studenti, che Berlinguer ne lascerebbe le sorti “nella disponibilità esclusiva del ministero dell’Istruzione“:
L’idea di fondo è che anche per poter valorizzare al meglio le peculiarità locali occorra prima essere in possesso di un’ottima preparazione di base: l’unica strada, quella delle competenze “alte”, in grado di garantire un’interpretazione obiettiva delle nuove conoscenze. “Ritengo fondamentale – sottolinea l’ex ministro dell’Istruzione – che gli studenti conoscano i territori in cui vivono attraverso lo studio, per capirli e per avere la capacità di interpretarli. Aggiungo che prima del dialetto è indispensabile per i nostri ragazzi conoscere l’italiano e due lingue straniere“. L’ultima ‘stoccata’ è per la Giunta vicentina, che la scorsa settimana ha votato quasi all’unanimità a favore di una mozione anti-assunzione dirigenti scolastici provenienti dal meridione. “Se passassero idee sbagliate come i presidi di quartiere o i test dialettali per i docenti – conclude Berlinguer -, diremmo addio all’education della modernità. Insomma, vorrei tanti vigili di quartiere, ma non docenti di quartiere“. Anche perchè, vale la pena ricordare, al Nord negli ultimi anni le nuove generazioni non sono sembrate particolarmente attratte dall’insegnamento. Tanto che l’alto numero di graduatorie esaurite sopra il Po sono il motivo principale alla base della migrazione dei poco bene accetti (almeno dalla Lega) aspiranti docenti e presidi del Sud.
Alessandro Giuliani

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