L’Idv ha presentato una mozione che impegna l’esecutivo a investire sul settore della conoscenza, nella scuola e nella valorizzazione dei saperi. Le risorse per far ripartire la cultura in Italia possono essere recuperate da varie fonti. Si possono operare scelte diverse mentre al governo è chiesto di realizzare un piano d’investimenti pluriennale nei beni culturali, senza limitarsi ad investimenti straordinari o urgenti.
Nella mozione, dopo la disamina dei tagli perpetrati dal 2008 in poi al sistema di istruzione del nostro Paese: 90.000 insegnanti in meno negli ultimi tre anni con l’impossibilità di creare nuovi posti di lavoro;
precariato di oltre 200.000 insegnanti;
diminuzione al 4,2% del PIL a fronte di una media europea intorno al 6%;
aumento della dispersione scolastica al 18,8 per cento dei giovani contro la media europea del 4,1 per cento a cui si aggiungono tutte le riforme approssimative dell’università, col basso numero di ricercatori e l’alto numero italiani di precariato universitario insieme all’insufficienza dei fondi per il diritto allo studio (Germania e Francia investono fino a 10 volte più dell’Italia),
si fa pure il punto della situazione relativa ai beni culturali, in cui il nostro paese ha investito nel 2010 solo lo 0,21% del PIL.
Di fronte a tutto questo desolante quadro, l’Idv Impegna il Governo:
“ad adottare politiche che concentrino risorse aggiuntive sul settore della conoscenza, individuando fonti di finanziamento reperibili nell’immediato; a non perdere di vista l’importanza di investire nella scuola, nella preparazione dei nostri giovani, nella valorizzazione dei saperi, anche restituendo al ruolo dei docenti la centralità che loro compete, affinché il nostro diventi un sistema di istruzione veramente innovativo e capace di interpretare la complessità del presente e di garantire più certezze nel futuro;a programmare la costruzione di un sistema integrato e trasversale che coinvolga formazione, università, nuove tecnologie e linguaggi plurimediali, biblioteche, editoria, eventi, musei, valorizzazione del patrimonio artistico, startup, turismo, infrastrutture, trasporti e comunicazione; a coordinare e selezionare con le università, i centri di ricerca, le imprese, i progetti di ricerca prioritari nei settori nei quali possiamo diventare leader e sui quali concentrare le risorse finanziarie ed umane, ed a favorire l’insediamento nei territori, anche sulla base dei risultati conseguiti da tali ricerche, di imprese innovative, con capitali reperiti sul mercato; a realizzare un piano di investimenti pluriennale nei beni culturali, non limitandosi ad interventi straordinari dettati solo dall’urgenza.”
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