Il sisma che ha colpito molti comuni dell’Emilia-Romagna nel maggio scorso ha avuto inevitabili ripercussioni anche sui bambini e sul loro diritto all’istruzione.
Nel rapporto “L’impatto del sisma sui diritti dei bambini dell’Emilia” presentato lo scorso 28 novembre durante un convegno patrocinato dalla Regione Emilia-Romagna, organizzato dal Garante per i diritti dell’Infanzia e l’adolescenza della Regione Emilia-Romagna e da Save the Children, l’IRESS, Istituto Regionale emiliano-romagnolo per i Servizi Sociali e Sanitari, ha cercato di rispondere alle seguenti domande: Quali diritti di bambini e adolescenti sono a rischio? Quanto il terremoto mette a rischio i percorsi di garanzia di diritti di bambini e adolescenti disabili, di alunni immigrati, di famiglie problematiche?
L’indagine, effettuata nel periodo compreso tra luglio e ottobre 2012, ha approfondito in particolare tre tematiche:
la scuola: tempi e modalità di avvio del nuovo anno scolastico
il benessere: offerta di attività extrascolastiche e ludico-ricreative utili anche a elaborare il trauma del terremoto
l’ambiente sociale sicuro: modalità di convivenza all’interno dei campi di accoglienza e in particolare ai potenziali rischi di maltrattamenti conseguenti a condizioni di vita difficili
La scuola, intesa come “priorità delle priorità”, ha avuto un ruolo cardine per il ritorno alla normalità. Come sottolineato da un sindaco di uno dei Comuni coinvolti nel sisma, “tornare a scuola è importate sia dal punto di vista pratico che psicologico”.
“Oltre al condiviso principio di mettere al primo posto i diritti dei bambini e dei ragazzi – si legge nel rapporto – questa scelta era anche collegabile alla situazione complessiva dell’organizzazione della vita delle famiglie che si era creata in seguito al terremoto. La scuola è sostegno ai genitori che possono essere più ‘occupati’ perché impegnati nella ricostruzione del proprio luogo di lavoro o perché costretti a lavorare più lontano (nel caso in cui la produzione della propria azienda sia ospitata in capannoni situati in altri territori). Per questo stesso motivo si è tentato di contrastare il più possibile l’introduzione di doppi turni nella stessa scuola che mal si combinano con le attività extrascolastiche e lasciano soli i bambini per spazi di tempo difficili da ‘coprire’”.