L’inchiesta ‘Cento dieci e lode’ o meglio quella dei falsi esami all’Unical è arrivata nelle aule del tribunale.
Nel mese di febbraio 2015 la Gazzetta del Sud così scrivevacosì scriveva:“Tutti rinviati giudizio i 60 indagati tra docenti, studenti e amministrativa dell’Università della Calabria che secondo il pm del tribunale di Cosenza Antonio Tridico che ha coordinato le indagini avrebbero goduto di riconoscimenti fittizi degli esami, qualcuno avrebbe falsificato le firme. Per alcuni i reati sono prescritti. Prima udienza il 14 luglio nel tribunale di Cosenza” .
E’ di qualche giorno fa la notizia dell’inizio del processo. Infatti, su un sito web calabrese si dicesi dice: “L’inchiesta è scaturita da una denuncia del preside della facoltà di Lettere, Raffaele Perrelli: nel corso di una seduta di laurea lo stesso non avrebbe riconosciuto come sua la firma su uno degli statini inseriti nel fascicolo di uno studente. Le investigazioni, anche tramite numerose consulenze grafologiche, avrebbero poi svelato quello che gli inquirenti definirono un presunto collaudato sistema per favorire l’iter accademico di alcuni studenti. Secondo le accuse 72 lauree sarebbero state ottenute grazie a ‘falsi esami’, poi annullati dall’ Unical. Il 14 luglio scorso è iniziato il processo a carico di 60 persone”.
Ormai, nonostante si parli da più parti di buona scuola o buona istruzione, siamo arrivati a un punto di non ritorno, dove spesso la cultura viene mortificata e il sacrificio allo studio non riconosciuto.
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