Ha suscitato disappunto, nel mondo della scuola, il silenzio del ministro all’ Istruzione, dopo il pestaggio di un’ insegnante, avvenuto in una scuola di Cosenza. L’aggressione alla vicepreside del liceo classico “Telesio”, da parte dei genitori di un’alunna bocciata, ha sconvolto l’opinione pubblica, in particolare i professori, preoccupati per il dilagare della prepotenza nelle scuole. Ci si aspettava che lo Stato avrebbe stigmatizzato il vile atto di violenza. Invece nessun “autorevole” commento si è letto al riguardo. Possibile che il ministro Giannini non ne sia venuto a conoscenza? Eppure giornali e siti web hanno dato notizia dell’ aggressione, che alla vittima ha causato traumi e ferite, mentre ai responsabili ha procurato una denuncia per lesioni personali e violenza a pubblico ufficiale. Inspiegabile e, a parere di molti, inaccettabile il silenzio istituzionale. Soprattutto da parte di un ministro donna, che in altre circostanze non ha mancato in politically correct.
Come in occasione dell‘8 marzo, quando affrontò il problema della violenza femminile. Allora il ministro spese molte parole sull’importanza di educare le nuove generazioni al rispetto e alla dignità, quali presupposti fondamentali di una società civile. Nel suo discorso, la Giannini riconosceva nella scuola “il luogo dove si creano le premesse per una vera sensibilità”. Bacchettando, peraltro, ogni forma di mancanza di rispetto nei confronti delle donne. “Rispetto, però, significa anche solidarietà- commenta a Il Quotidiano della Calabria Roberto Zicarelli, membro del Collegio dei proviviri Gilda, della provincia di Catanzaro- Invece, non risulta che il ministro abbia speso una sola parola per la professoressa malmenata sul posto di lavoro. La violenza contro un docente nello svolgimento delle sue funzioni è un’aggressione all’intera istituzione scolastica. Al di là dei danni personali, sono il ruolo e la dignità della scuola ad essere stati danneggiati. Condivido pienamente le parole del sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, per il quale la vicenda va indagata non solo sotto l’aspetto giudiziario, ma anche dal punto di vista sociale, perché si tratta di un’azione gravissima che lede il principio fondamentale del rispetto fra le persone.
Purtroppo – lamenta Zicarelli- gesti intimidatori sono sempre più frequenti nelle scuole, anche se in genere si preferisce tacerli. A tal proposito, invito i colleghi a fermare sul nascere eventuali atteggiamenti aggressivi verso gli insegnanti, denunciando immediatamente all’autorità giudiziaria. Altrimenti si finirà col lavorare sotto il giogo della paura”. Severo anche il giudizio della professoressa Adalgisa Caligiuri, la quale tiene a fare una puntualizzazione sul ruolo dei genitori nella scuola: “Il genitore non può essere una controparte del docente. Egli è direttamente chiamato in causa attraverso gli organi collegiali per collaborare al miglioramento dei rapporti tra alunni e insegnanti. Il grave episodio accaduto in una nota storica scuola cosentina – afferma – non può lasciare le istituzioni e, in particolare, la persona del ministro all’ istruzione, nella più completa indifferenza. Noi insegnanti non possiamo accettare l’assenza di un commento o di una parola di solidarietà verso la collega vittima di violenza”. La professoressa Caligiuri, anche a nome di altri docenti, chiede alle istituzioni “maggiore attenzione e vicinanza al lavoro di chi quotidianamente si impegna in prima linea nella formazione dei giovani, in un momento storico di profondo mutamento del ruolo del docente”.
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