La premessa ad un recente rapporto sulle esperienze di insegnamento in lingua straniera nella Scuola dell’Infanzia effettuata dal Miur sottolinea che” Uno degli obiettivi più ambiziosi che l’Unione europea intende perseguire per ogni cittadino europeo è l’apprendimento di almeno due lingue straniere oltre a quella materna, iniziando preferibilmente in età precoce. Infatti, è ormai riconosciuto che mettere i bambini in contatto con altre lingue sin dalla primissima infanzia può influenzare, oltre che l’apprendimento futuro, anche l’atteggiamento nei confronti di altre culture, con evidenti benefici sul piano linguistico, cognitivo, affettivo e sociale.
Attualmente nella scuola dell’infanzia italiana non è previsto l’insegnamento delle lingue straniere sul piano ordinamentale, tuttavia negli ultimi anni si sono moltiplicate le esperienze di accostamento precoce ad una lingua diversa da quella materna nelle scuole sia statali sia paritarie.
Il documento governativo “La Buona Scuola” del settembre 2014, nell’auspicare l’attivazione di percorsi di insegnamento delle lingue straniere fin dalla scuola dell’infanzia, riconosce che ciò già costituisce una prassi consolidata “in alcuni territori”.
L’ indagine conferma ciò che era già noto: L’insegnamento dell’inglese nella scuola dell’infanzia così come nella scuola primaria, di fatto non è garantito in tutte le scuole perché solo in “alcuni territori” si registra la presenza di insegnanti forniti dei requisiti per effettuarlo. Per ottemperare all’auspicio del documento governativo “La Buona Scuola” che prevede anche la sistemazione dei docenti precari da utilizzare ricorrendo anche all’organico funzionale, basterebbe garantire l’assegnazione ad ogni direzione didattica di un professore di inglese, che, opportunamente formato, possa effettuare lezione in compresenza dell’insegnante di classe. Sarebbe anche l’occasione per infrangere le barriere che fin oggi hanno precluso lo scambio di esperienze fra docenti dei vari ordini di scuola.
Adolfo Valguarnera
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