L’insopportabile prassi degli incauti annunci sulle riforme della Scuola

Tizio, ora settantacinquenne, ha vissuto la Scuola prima come scolaro, poi come studente-lavoratore, quindi come genitore, insegnante, giornalista, dirigente di una associazione professionale di professori, preside, ispettore scolastico, infine come pensionato, nonno di alunni frequentanti scuole di ogni ordine e grado. Al continuo avvicendarsi di governi e, più frequentemente, di ministri dell’Istruzione
ha auspicato che questi ultimi, al momento dell’insediamento non si precipitassero in promesse innovative ancor prima di prendere concreta consapevolezza dei molteplici problemi del mondo della Scuola. Sperava, in cuor suo, che qualcuno, prima di fare annunci di non facile attuazione, prendesse coscienza della reale fattibilità di quanto indicato dai “suggeritori” di turno (non sempre disinteressati) e dei rischi di imboccare strade fuorvianti. Purtroppo questo suo auspicio non si è quasi mai avverato: i responsabili del dicastero di viale Trastevere, talvolta stimatissime persone di elevato spessore culturale, al loro insediamento hanno rilasciato promesse enfatiche ed avveniristiche, che poi raramente hanno lasciato una traccia duratura e significativa.
Ad ogni inizio d’anno scolastico si presentano i vecchi problemi a cui se ne aggiungono di nuovi. Il che potrebbe essere comprensibile e fisiologico. Quello che Tizio trova intollerabile è la mancanza di cautela nelle premature dichiarazioni che spesso portano a evidenti disillusioni e conseguente discredito alle istituzioni e a chi le rappresenta. L’anziano arriva a dubitare che i suddetti comportamenti non riguardino solo il settore di cui parla e sospetta che questo andazzo sia proprio della prassi politica nel suo complesso. E qui Tizio, consapevole della sua pochezza, si ferma e tace.

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