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L’iperattività si “combatte” con la pedagogia, non con la chimica

Il Ritalin ("stimolante centrale, come tale appartiene ai farmaci d’abuso ed è incluso nella tabella degli stupefacenti" precisa sempre il Ministero) è stato commercializzato in Italia fino al 1989; poi – anche a seguito delle vivaci polemiche che l’uso del farmaco aveva suscitato – venne ritirato per iniziativa dell’azienda che lo produceva.
Adesso tutto è pronto per una nuova registrazione e per la rapida immissione sul mercato nazionale.
Negli Stati Uniti d’America il metilfenidato è in commercio da anni ed è ormai un vero e proprio affare (in poco tempo le vendite sono aumentate del 600%) ma sta letteralmente spaccando l’opinione pubblica e il mondo politico (anche Hillary Clinton è scesa in campo contro il farmaco).
Gli esperti italiani sono perplessi: secondo il farmacologo Silvio Garattini "ci sarebbe bisogno di studi più approfonditi che valutino l’efficacia del farmaco e che definiscano i criteri diagnostici e monitorizzino nel tempo l’andamento di questa sindrome, la cui incidenza, in realtà, non è nota".
Sì, perché in realtà la sindrome di ADHD non è così definita come potrebbe sembrare: si parla di una incidenza variabile fra il 2 e il 20%, il che significa che i sintomi che la caratterizzano sono troppo vaghi e difficilmente interpretabili in modo univoco.
Ma l’iniziativa del Ministero della Sanità trova contrari soprattutto le Associazioni dei docenti specializzati che intendono sposti l’attenzione dai problemi medici a quelli pedagogici.
Con i bambini iperattivi – affermano per esempio Ermanno Tarracchini e Valeria Bocchini insegnanti specializzati per il sostegno a bambini con difficoltà di apprendimento con una esperienza quasi ventennale – non serve la chimica, ma la pedagogia.
"Quando si spiega al bambino cosa deve fare per stare attento – scrivono i due docenti in un articolo pubblicato nel frequentatissimo Didaweb – e si variano le strategie di presentazione dei contenuti, in modo da rispettare maggiormente i tempi e le personali modalità evocative il bambino agitato si tranquillizza, sta ‘attento’ e impara a prestare attenzione".
E proseguono: "Una nuova interazione pedagogica con lo studente, già sperimentata lungamente e con successo in Francia, così come in molti altri paesi del mondo, può aiutare gli insegnanti a migliorare l’attenzione dei bambini “troppo vivaci” ed il loro rendimento scolastico, grazie ad un diverso ascolto e dialogo pedagogico".
La cosiddetta iperattività dovrebbe essere quindi innanzitutto un problema di pertinenza pedagogica. E, solo in quei casi in cui sia dimostrata una compromissione neurologica o comunque organica, dovrebbe diventare di pertinenza pediatrico-neurologica.
Niente Ritalin, dunque, ma più attenzione agli aspetti educativi e relazionali.

Reginaldo Palermo

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