È accaduto a Torino, dove gruppi di islamici radicali cercano di condizionare famiglie e indirizzare l’educazione dei figli restringendo i loro orizzonti.
Younis Tawfik, scrittore italo-iracheno e osservatore attento del «termometro» dell’integrazione, e che vive a Torino da 35 anni, ha così commentato a La Stampa che ha riportato il caso: «È inutile far finta di niente , ci sono persone che vivono con il corpo qui e la testa altrove. Persone rigide, chiuse, che non sanno discutere e, soprattutto, con un’idea dell’islam molto sbagliata che vogliono imporre. Uomini che non si adeguano a questa società, non si integrano».
«La musica è amore, è il canto degli angeli. Se un musulmano non lo accetta, significa che non conosce la cultura e la civiltà islamica. Purtroppo, una parte della nostra comunità è così. Non sa. Sono numerosi i segni che dicono che una parte della comunità musulmana è vittima della propaganda di un integralismo pericoloso, di interpretazioni sbagliate di una religione che è gioia, vita, di una propaganda che vuole trasferire qui principi retrogradi che non sono il vero islam. Questo non è accettabile».
Tawfik non ha dubbi. «Bisogna che le istituzioni non siano indifferenti di fronte a questa ondata di oscurantismo. La crisi non può essere un alibi per far calare l’attenzione, non fare più progetti. Nelle scuole, per esempio, gli insegnanti dovrebbero essere preparati sull’islam. Più preparati di certi genitori che la religione la conoscono solo per sentito dire».