“L’istruzione è un lusso che non possiamo permetterci”

Nel 2008 l’allora Ministro Tremonti, prima di attuare con la complicità di Gelmini lo tsunami della scuola italiana dichiarò: “Abbiamo un’ottima scuola primaria, ma è un lusso che non ci possiamo permettere”. Ora parafrasando e attualizzando questa affermazione alle conferme di queste politiche di Renzi possiamo dire che l’istruzione nel suo complesso è un lusso che non possiamo permetterci. Ecco i fatti recenti: le classi pollaio non sono state abolite con la “Buona Scuola”.

Nella relazione tecnica è consentita un operazione di travaso da una classe numerosa ad un’altra con numero di alunni più contenuto. Questa situazione si sta complicando, e lo diventerà ancora di più quando l’influenza raggiungerà il suo picco, per la sciagurata scelta di Renzi di non autorizzare la chiamata del supplente per ogni primo giorno di assenza del titolare. Risultato: già da ora abbiamo classi con 31-33 alunni. In molte situazioni il rapporto cubatura classi/numero totale alunni è assolutamente fuori da ogni parametro consentito dal D.M. 18/12/1975. Il dispositivo prevede che le aule siano di altezza non minore a tre metri e che il rapporto alunni superficie sia di 1.80 mq/ alunno nelle scuole materne, elementari, medie e 1,96 mq/ alunno nelle scuole superiori, senza tener conto degli arredi (es. cattedra e armadi).

Ora l’eccessivo affollamento può scoprire il fianco a sentenze di giudici che possono mettere in una relazione pericolosa l’organizzazione non ottimale delle classi (banchi, zaini, sedie…) con il principio della prevedibilità dell’evento.

A questi problemi importanti, dove spesso gli alunni sono percepiti come dei “pacchi postali” (passatemi l’espressione), si aggiunge anche la maggiore difficoltà dei titolari della classe di organizzare gruppi di livello, di interesse finalizzati all’inclusività. Quindi addio alla didattica di qualità. Questa è ormai relegata ai convegni, ai corsi di formazione e aggiornamento e alle pubblicazioni editoriali che spesso però risultano avulse, estranee ai contesti caotici, disorganizzati. L’economia nella sua declinazione del liberismo, che è divenuta come afferma il filosofo hegeliano D. Fusaro la forma-mondo, non persegue l’obiettivo dell’istruzione alta per tutti. Il suo reale fine è quello di creare una elite ristretta perfettamente omologata al pensiero del profitto illimitato che per radicarsi deve limitare i diritti fondamentali ( lavoro, istruzione, sanità, pensioni…) conquistati nel secolo scorso E questi prescelti sicuramente non frequentano le scuole pubbliche. Il resto è forza-lavoro a basso tasso di specializzazione, dove spesso il mansionario si riduce a poche procedure, sicuramente semplificate e ripetitive. Il suddetto quadro, pertanto non giustifica l’investimento per l’istruzione che nel nostro Paese da diverso tempo decresce.

Questo trend continuerà almeno fino al 2035. Infatti si legge nel Def (2014) che la spesa pubblica per istruzione, dal 3,5 di quest’anno, passerà fra vent’anni al 3,3.

Quindi il governo Renzi, invece di porsi in discontinuità con il liberismo economico, si allinea perfettamente al pensiero unico economico. Viviamo in una sorta di “notte del mondo” (M. Heidegger), dove il futuro non si vede, avendone scardinato il suo fondamento che è la formazione, la quale proietta l’esistente in un oltre, anticipandone le coordinate.

Viviamo in un contesto postmoderno, costituito da passioni tristi (B. Spinoza) e dall’eclissi delle grandi narrazioni, della spinta illuministica e idealistica grazie alle quali la storia era stata concepita come un progresso, il futuro non solo una categoria formale, ma una dimensione che poteva essere anticipata dalle scelte sull’ ‘istruzione.

Le classi pollaio, quelle superpollaio date dall’accoglimento di alunni di altre classi sono i cattivi esempi di un processo di ottimizzazione (riduzione costi/ massimi profitti ), pensati da “esperti”, ma non di aula dove si pone l’attenzione sul contenimento dei costi, dimenticando la relazione di questi con la qualità del risultato. Del resto non può essere altrimenti, se consideriamo la riflessione fatta sopra.

Per il pensiero liberista solo l’ignoranza è un lusso che possiamo permetterci, perché coerente con i suoi fini, mentre l’istruzione alta e diffusa assume le caratteristiche di un disvalore sociale, ma non individuale. Ovviamente per pochi.

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