L’incidenza della demenza è diminuita di circa il 20% per decennio a partire dal 1970, ma solo tra le persone che avevano almeno completato la scuola secondaria superiore. È il risultato di una ricerca, pubblicata da Panorama, che ha interessato 30 anni di dati riferiti a un campione di oltre 5.000 persone di più di 60 anni reclutate per il Framingham Study, uno studio svolto in una cittadina del Massachusetts dai ricercatori dell’Università di Boston.
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Pubblicato sul New England Journal of Medicine, il lavoro ha preso in considerazione anche alcuni fattori di rischio, ma a conclusione è stato scoperto che per prevenire il deterioramento cognitivo patologico è bene partire dagli anni della scuola.
Tuttavia è un migliore livello di istruzione a rendere il cervello più forte oppure le persone istruite sono anche quelle complessivamente più sane?
Per gli scienziati “è un po’ di entrambe le cose. Pare ci sia un effetto biologico diretto dell’usare il cervello e farlo interagire con il mondo. Potreste aver sentito il termine riserva cognitiva, significa che il cervello viene cablato in modo diverso se è messo alla prova. L’istruzione ti conduce su un percorso di vita diverso, ti indirizza verso occupazioni differenti. Potrebbe farti vivere in un quartiere diverso, con meno stress e più soldi. Consente di accedere a una migliore assistenza sanitaria e a reti sociali di migliore qualità”. Insomma studiare 12, 14 o 16 anni non determinerebbe di per sé il rischio di demenza, ma le conseguenze dell’aver studiato potrebbero contribuire a eliminare o alleviare alcuni fattori di rischio.
Siccome però a livello individuale è sempre possibile che, pur facendo tutte le scelte migliori, studiare come matti, fare ginnastica e non mangiare grassi, alla fine si sviluppi lo stesso l’Alzheimer, l’unico ragionamento che ha senso fare guardando i risultati di questo studio è nella prospettiva della collettività.