Brutte notizie dall’Istat: i dati provvisori indicano, nella media dei dodici mesi, un calo dei prezzi al consumo dello 0,1% rispetto all’anno precedente.
Quello del 2016 è un dato preoccupante: basta dire che si tratta del primo anno di deflazione per l’Italia da oltre mezzo secolo, a partire dal 1959.
Le quotazioni del petrolio ai minimi e i consumi deboli sono così riusciti dove nemmeno i lunghi anni della crisi avevano potuto: a portare l’inflazione sotto zero in otto mesi su dodici.
Ma cosa è la deflazione? “È un problema decisamente più infido dell’inflazione – spiega Forexinfo -: il calo generale dei prezzi potrebbe infatti apparire come una cosa buona, soprattutto dopo decenni di demonizzazione dell’inflazione. In realtà la deflazione innesca un circolo vizioso che si autoalimenta e che alla lunga fa male a tutti: i prezzi in calo generano un’aspettativa di ulteriori cali futuri dei prezzi, questo porta i singoli individui a posticipare gli acquisti (ognuno pensa «se aspetto costerà meno») e la somma di queste aspettative generali comportano una diminuzione generale dei consumi. Per paradosso in una situazione in cui gli acquisti diventano più convenienti la gente non compra!”.
“Un calo dei consumi comporta poi una ripercussione sulle imprese che vedono sia i margini che i fatturati diminuire e sono costrette a un certo punto a licenziare se non addirittura a chiudere: a questo punto abbiamo nuovi disoccupati che non avranno più un reddito da spendere in consumi dando così nuovo «carburante» al processo di distruzione dell’economia”.
“Un secondo effetto nefasto della deflazione riguarda i debiti: svalutando la moneta l’inflazione aiuta i debitori a rimborsare i loro debiti andando a diminuire in termini reali il valore da rimborsare, una sorta di «sconto» sull’interesse da pagare”.
La conclusione è pessimistica: “Quello della deflazione è purtroppo uno spettro pesante che aleggia sulle nostre teste: il Giappone è la vittima storica di una crisi di deflazione ed è intrappolato ormai dagli anni ’80 in una gabbia deflattiva da cui non riesce ad uscire”.
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Tornando all’Italia, fa sperare il dato che a partire da novembre, i prezzi siano tornati a salire, ma non abbastanza da ribaltare il risultato dell’intero anno. A dicembre, poi, il tasso di inflazione ha raggiunto lo 0,5% nei dati provvisori, il livello maggiore da due anni e mezzo, dal maggio 2014.
Si tratta comunque di un dato lontano da quello dell’insieme dell’Eurozona, dove i prezzi crescono a velocità doppia (+1,1%), e pure dall’obiettivo della Banca centrale europea di un’inflazione vicina ma inferiore al 2%.
Confesercenti e le associazioni dei consumatori Federconsumatori e Adusbefi non hanno dubbi: la deflazione è “una pessima notizia”. Anche perché, ricorda il Codacons, i consumi sono calati di 80 miliardi in otto anni di crisi.
D’altra parte, l’ufficio studi di Confcommercio stima che l’inflazione raggiungerà già a gennaio valori prossimi all’1%, e vede in questo un possibile “freno al potere d’acquisto delle famiglie”.
Per il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, bisogna rilanciare la domanda con “la stabilità dei governi che eliminino l’austerità e si propongano lo sviluppo”. Mentre Federdistribuzione chiede politiche di sostegno ai consumi.
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