Categorie: Attualità

L’Italia è tra i maggiori produttori di marijuana

I paesi produttori di stupefacenti sono caratterizzati da alta instabilità, diffusa economia illegale, corruzione. L’erba della camorra invece è sempre più verde: un mercato stimato in almeno 20miliardi l’anno, un punto e mezzo del Pil. Tutto in mano alle mafie.
“In Europa”, dice la Polizia, “si assiste a una diffusione della coltivazione della marijuana così consistente da provocare, per compensazione, una contrazione della domanda soddisfatta dall’importazione transfrontaliera” e conferma che la canapa autoprodotta sta soppiantando l’hashish d’importazione.
La politica dei prezzi farebbe il resto: un grammo di canapa “bio” costa 7 euro e mezzo. Il marocchino 8 o 9 euro. La canapa “a chilometro zero” ha margini eccellenti, non ha dogane e riduce i rischi, permette di presidiare il mercato.

I semi selezionati, pubblica Lettera99, arrivano dal Nord Europa e vengono pagati dai due ai tre euro, i coltivatori ricevono dai 15 ai 20 euro a pianta. L’erba è un moltiplicatore fino a 25 volte del capitale: 10mila euro diventano 250mila in pochi mesi, anche due volte all’anno nelle coltivazioni all’aperto; fino a 4 in quelle indoor: serre, fabbriche dismesse, cantine, soffitte. A Napoli, nel rione Sanità, anche la chiesa del ‘700 del Santissimo Crocifisso ad Antesaecula era stata trasformata in una serra: nel Maggio scorso la polizia ha sequestrato 78 piante di canapa. Nel 2000 vi era stata un’irruzione, nella stessa chiesa, perchè usata dai clan come deposito d’armi.
La gran parte della produzione italiana è concentrata nelle regioni meridionali: il 71% dei sequestri è avvenuto in Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, seguono Lazio e Sardegna. In Calabria le coltivazioni più estese sono sull’Aspromonte, una montagna che non dà reddito, tranne alle ‘ndrine che sono state le prime a sviluppare coltivazioni ampie. In Sicilia il “triangolo d’oro” è nella Valle del Belice, nelle campagne tra Partinico, Menfi, Alcamo, che presenta ideali condizioni climatiche ed è prossima ai mercati di vendita.

Le cosche affittano serre e terreni di agricoltori che scelgono denaro sicuro invece di rischiare con pomodorini e meloni. In alcuni casi sono stati espiantati vigneti per fare posto alla canapa: l’economia illegale che prende il posto di quella legale. In Puglia la coltivazione locale si sviluppa perchè ritenuta più sicura e conveniente dell’importazione dall’Albania. Nell’estate del 2012 a Roma venne scoperta la più grande serra di canapa mai vista: in una galleria lunga circa un chilometro utilizzato come fungaia, nei pressi della stazione ferroviaria Casilina, i coltivatori avevano allestito una serra di 4mila metri quadrati, con impianti di aereazione, illuminazione, irrigazione.

Pasquale Almirante

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