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L’Italia non attrae i talenti e non solo

I primi tre Paesi in classifica, pubblica Linkiesta.it, sono Svizzera, Singapore e Danimarca. Seguono, nell’ordine: Svezia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Regno Unito, Finlandia, Stati Uniti e Islanda. La parte alta della classifica è dominata, comunque, dai Paesi europei: i primi dieci posti includono solo due Paesi extraeuropei (Singapore e Usa). All’ultimo posto, l’Algeria.
L’Italia è addirittura sotto Qatar, Cipro e Lettonia e a pari punteggio con la Malesia. Questa posizione è il risultato della scarsa capacità di attrarre talenti e da una migliore capacità, però, di farli crescere. L’istruzione scolastica e universitaria viene giudicata positivamente, ma la bassa “apertura verso l’esterno”, la limitata mobilità sociale e la scarsa presenza delle donne nel mercato del lavoro rispetto a quella maschile fanno del nostro Paese un posto poco attraente per le migliori menti di tutto il mondo. Pesano inoltre il digital divide, con un’alta percentuale di persone prive anche delle competenze informatiche di base, e l’alto numero di studenti che terminano il percorso di istruzione secondaria senza avere sufficienti competenze linguistiche, matematiche e sociali. Non solo: in Italia, come in Spagna e Francia, il livello di performance di oltre un adulto su cinque si ferma al livello di base, o addirittura a livelli inferiori.
Per quanto riguarda le variabili che hanno maggior peso, l’Italia si attesta al 34esimo posto per stabilità politica.
Dalla misurazione delle variabili, l’Italia risulta anche scarsamente tollerante rispetto alle minoranze (46esimo posto), poco attenta alla formazione professionale (91esimo posto), poco incline all’uso di social network (52esimo posto), vessata dalle tasse (101esimo posto) e dalla scarsa occupazione giovanile (95esimo posto). Siamo in cima, invece, per vocazione tecnica (settimo posto), performance ambientali (ottavo posto) e addirittura al primo posto per lo sviluppo dei distretti locali.
Gli aspetti in comune delle nazioni al vertice della graduatoria sono gli investimenti nell’istruzione, una lunga storia di immigrazione alle spalle e una chiara strategia per sviluppare e attrarre i migliori talenti.
I Paesi del Nord Europa, al contrario, sono tra i più competitivi nell’attrarre talenti. Ma la Danimarca ha superato i vicini di casa scandinavi, eccellendo nell’apertura verso l’esterno e nell’efficacia del sistema Paese, e vantando inoltre una maggiore flessibilità nel mercato del lavoro e strumenti di protezione sociale migliori degli Stati confinanti.

Pasquale Almirante

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