La ministra dell’istruzione, Stefania Giannini, ha presentato “U4refugees”, un progetto per la costituzione di “corridoi educativi” per i rifugiati.
“Consentire a quei rifugiati che sono studenti o ricercatori con un percorso già iniziato nei loro Paesi di avere un’accoglienza non solo umanitaria, ma anche educativa nel nostro Paese”.
L’iniziativa, ha dichiarato ancora, avrà come seguito “un accordo quadro che coinvolgerà le università italiane”.
Presenti alla conferenza stampa, tra gli altri, anche i rappresentanti di atenei che già hanno avviato percorsi nella stessa direzione di “U4Refugees”.
La loro iniziativa è stata rivolta, scrive l’agenzia Dire, in particolare alla formazione specializzata di 50 rifugiati che già avessero una preparazione di base o un’esperienza professionale in materia di sicurezza, gestione e conservazione dei siti patrimonio culturale dell’umanità che si trovano in aree devastate dalla guerra.
Il progetto presentato si avvarrà di una piattaforma digitale multilingue che faciliterà, per gli atenei ospitanti, la valutazione dei titoli di studio e del percorso formativo svolto dai migranti forzati, e nasce su iniziativa dell’europarlamentare Silvia Costa.
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Nel mondo, solo “l’1% dei rifugiati mondiali riesce ad accedere a percorsi di istruzione superiore” è il dato fornito da Carlotta Sami, delegata dell’UNHCR, che sottolinea inoltre la necessità di “aprire canali legali e sicuri per l’accoglienza dei rifugiati” e sottolinea che “il 36% dei siriani” che arrivano in Europa “hanno già avuto accesso a una formazione superiore, e arrivano sulle nostre coste proprio per questo: spinti da genitori che li invitano a partire con gli zaini pieni di libri piuttosto che a imbracciare un fucile e partecipare a una guerra”.
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