L’Italia spende il 4,5% del Pil per l’istruzione contro una media Ue27 del 5,5%

Nel 2011 il 44% circa della popolazione tra i 25 e i 64 anni ha conseguito la licenza di scuola media inferiore come titolo di studio più elevato, un valore molto distante dalla media Ue27 che è del 26,6%.
Fra i 18-24enni il 18,2% ha abbandonato gli studi prima di conseguire il titolo di scuola media superiore, contro il 13,5% dei paesi Ue: tra i giovani stranieri residenti in Italia l’abbandono scolastico raggiunge il 43,5%.
I dati più recenti sul livello delle competenze (indagine Pisa dell’Ocse) mettono in luce una situazione critica per gli studenti italiani in tutte le literacy considerate e collocano il nostro Paese agli ultimi posti nella graduatoria dei 25 paesi Ue partecipanti alla rilevazione.
La permanenza dei giovani all’interno del sistema di formazione, anche dopo il termine dell’istruzione obbligatoria, è pari all’83,3% tra i 15-19enni e al 21,5% tra i 20-29enni. La media Ue21 nelle due classi considerate è lievemente più alta, pari rispettivamente a 86,7% e 27,4%. Di conseguenza l’Italia si pone in una posizione intermedia nella graduatoria dei paesi europei.
Il 20,3% dei 30-34enni ha conseguito un titolo di studio universitario (o equivalente). Nonostante l’incremento che si osserva nel periodo 2004-2011 (+4,7 punti percentuali), la quota è ancora molto contenuta rispetto all’obiettivo del 40,0% fissato dalla strategia europea ”Europa 2020”.
Nel 2011 sono più di due milioni i cosiddetti NEET, cioè i giovani tra i 15 e 29 anni non inseriti in un percorso scolastico e/o formativo nè impegnati in un’attività lavorativa (il 22,7% del totale), un valore fra i più elevati in Europa. Significativa è anche la differenza di genere, con una percentuale del 20,1% fra i ragazzi e del 25,4% fra le ragazze.
Il 5,7% degli adulti è impegnato in attività formative, un livello ancora ben al di sotto dell’obiettivo stabilito nella ”Strategia di Lisbona” (12,5%).

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