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L’Italia tra i primi paesi al mondo nella tutela dei bambini

L’Italia è il quarto paese al mondo dove i bambini vivono meglio: in cima alla classifica di coloro che tutelano i loro giovani figurano, in successione, il Giappone, la Spagna e il Canada. Subito dopo c’è il nostro paese, seguito dalla Finlandia. Di tutt’altro tenore è il resoconto per il Niger, che risulta il paese dove i ragazzi stanno in assoluto peggio al mondo: ma è un po’ tutta l’Africa a mettere a repentaglio la vita e la sicurezza dei propri abitanti più giovani. Tanto è vero che a passarsela davvero male sono anche i bambini della Sierra Leone, della Somalia, del Burkina Faso, dell’Angola e della Repubblica democratica del Congo.
La speciale classifica internazionale è stata stilata da ‘Save the children’, attraverso la realizzazione dell’Indice di sviluppo infantile diffuso il 10 dicembre, in occasione del 60simo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani. L’indice è stato calcolato in base a tre parametri – mortalità infantile, accesso alla scuola elementare e tasso di nutrizione – ed ha esaminato ben 140 nazioni.
In base a quanto espresso dall’associazione internazionale che tutela i giovani i tutto il mondo, anche se c’è tantissimo da fare nell’ultimo periodo il quadro è decisamente migliorato: il benessere dei bambini del mondo è cresciuto di circa il 34% nel periodo dal 1990 al 2006. I paesi con la migliore performance sono quelli dell’America Latina, con un miglioramento del 57%, seguiti dai paesi dell’Asia Orientale (45,7%) e del Medio Oriente e Nord Africa(41%). Ancora una volta chiude la classifica dei paesi che si sono migliorati l’Africa Sub-sahariana: nel 17 anni esaminati è riuscita a conseguire un progresso del 20,5%. A livello di singolo paese, invece, quello che ha fatto registrare i miglioramenti più significativi è stato il Malawi, seguito da Etiopia, Mauritania, Haiti e Bangladesh. Nei paesi industrializzati si registra invece un miglioramento dell’indice di sviluppo minimo: solo lo 0,3 %, valore. Un dato che è da imputarsi però alle condizioni di partenza già buone. Ma ci sono anche zone dove le condizioni di vita dei propri bimbi sono invece peggiorate: come nella Repubblica Democratica del Congo, in Iraq, nei Territori palestinesi e nella Repubblica Centrafricana.
Anche nell’Africa Sub-Sahariana, la regione che ha avuto il minore miglioramento delle condizioni di vita dei bambini, si registrano grandi differenze tra i vari Paesi: si va da un miglioramento dell’indice del 56% in Malawi a un peggioramento del 52% nella Repubblica Democratica del Congo. Inoltre, le nazioni a basso reddito dell’Africa Sub-Sahariana hanno fatto più progressi rispetto a quelle a medio reddito come Botswana, Sud Africa o Lesotho. “Dai dati emerge chiaramente che il benessere o la crescita economica di un paese e il suo Indice di Sviluppo Infantile non necessariamente vanno di pari passo – afferma Valero Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia – e ciò conferma l’importanza della volontà politica, volta a garantire i diritti e a operare cambiamenti reali e di lungo periodo sulla riduzione della mortalità e malnutrizione infantile e su un migliore accesso all’istruzione primaria”.
In base ai dati emersi dall’elaborazione dell’Indice di Sviluppo Infantile, Save the Children invita quindi i donatori internazionali, pubblici e privati, la società civile e i governi a prestare più attenzione verso l’investimento di fondi, volti a ridurre la malnutrizione infantile; ad adoperarsi affinchè tutti, anche le fasce più svantaggiate della popolazione, vedano garantiti i diritti alla salute e all’istruzione e possano quindi essere partecipi della crescita economica di un Paese; infine, a prestare particolare attenzione alla piena realizzazione dei diritti delle donne e delle bambine.
 
Alessandro Giuliani

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