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L’odissea del pennello

Con l’inizio della scuola inizia pure l’aneddotica intorno ai prof e ai loro capricci, come li chiama Il Giornale, a cui soro arrivate lettere di genitori che lamentano le assurde richieste inoltrate ai loro figli da parte di docenti particolarmente permalosi ed esigenti.
Richieste surreali, goffe, incredibili e fuori, a leggere il comento del quotidiano, da ogni grazia di dio. A parte l’indicazione di acquistare materiale e sussidi didattici particolarmente costosi, come precisi dizionari, precise guide, determinati supporti tecnologici, che poi magari non verranno usati durante l’anno, ciò che spesso colpisce maggiormente i genitori sono richieste inconcepibili e del tutto surreali, sul tipo degli album liscio-ruvidi o dei pennarelli con particolari caratteristiche in mancanza dei quali sembra quasi di non poter più frequentare quella scuola, mentre all’orizzonte si staglia la sicura bocciatura.
Dopo la caccia ai libri, il cui esito può essere pregiudicato dal capriccio di un insegnante che dopo la spesa di tempo e denaro può anche dirti che in fondo non serviva, o te ne richiede un altro perché quello è stato segnalato dal supplente o dal collega trasferito, ci sarebbero pure le particolari pretese e le stramberie di taluni insegnanti, raccolte appunto da Il Giornale sulla base dei suggerimenti di qualche madre disperata che ha scritto al quotidiano non sapendo più dove e a chi rivolgersi.
Ed ecco allora una lista di stravaganti stramberie implementate da insegnanti eccentrici e particolarmente puntigliosi: dove si acquista il pennello, anzi, tre pennelli di pelo di bue a punta tonda, taglia 2, 5 e 9? Chi lo sapesse per favore lo comunichi anche alla nostra redazione, cosicché possiamo dare la notizia nella home del nostro sito: per evitare fastidi ulteriori.
Ma non basta; qualche altro docente avrebbe richiesto perfino due pennelli, sempre di pelo di bue, ma a punta piatta, detta, pare, “punta a lingua di gatto”, di taglia 4 e di taglia 8. E se la punta fosse a lingua di cane? O a lingua di bue disseccata? O a lingua di suocera?
Un pennello di pelo di volpe a punta pizzuta, detta anche a lingua di suocera! Ci sarà in commercio? Chissà?
Sembra pure cha qualche negozio, particolarmente fornito, a tali richieste abbia riposto che colà si dispone solamente di pennelli di pelo di pony, mentre sulla forma della punta sarebbe calato un imbarazzante silenzio.
Gli esempi sopra descritti si riferiscono appunto alla particolare odissea del pennello di bue, strumento imprescindibile per i giovani artisti delle nostre scuole medie se vogliono diventare novelli Leonardo o Michelangelo.
Ma ci sarebbe pure un’altra odissea, oltre a quella del pennello, navigata sulle onde dei quadretti dei quaderni che devono essere, per avere ottimi matematici, di quattro millimetri, mentre, se si vogliono ottenere ottimi calligrafi, di cinque millimetri. E attenzione a non sforare sui millimetri, perché in qual caso potrebbe partire, dopo l’odissea del pennello, anche l’ira funesta del prof caduto sul quadretto

Pasquale Almirante

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Pasquale Almirante

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