Il quotidiano britannico The Guardian, a firma del professor Neil Pyper, che guida la Scuola di strategia e di leadership dell’università di Coventry ed è un esperto di Paesi emergenti, pubblica l’intervento appassionato a ricordo del ragazzo di 28 anni, studente di Phd all’università di Cambridge, torturato e ucciso al Cairo nei giorni scorsi, è comparso sul quotidiano britannico
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L’assassinio di Giulio Regeni è un “attacco diretto alla libertà accademica” e per questo “la comunità accademica e la società hanno il dovere” di proteggere persone che come Giulio “studiano in luoghi pericolosi in tutto mondo”.
Giulio Regeni, ricorda Pyper, studiava i movimenti sindacali indipendenti nell’Egitto post-Mubarak e “non c’è dubbio che il suo lavoro avrebbe avuto un’enorme importanza nel suo campo e che aveva davanti a sè una carriera di importante studioso”. “Chi di noi ha lavorato e passato del tempo con lui lo piange, ma soprattutto siamo furiosi per come è morto” scrive Pyper. Per realizzare le importanti ricerche prodotte dalle università britanniche “generazioni di studiosi hanno svolto lavoro sul campo in altri Paesi, spesso con sistemi politici autoritari o rivolte in corso che li rendevano luoghi pericolosi dove studiare”. Inoltre “le università diventano sempre più internazionali nelle loro prospettive”. E “l’omicidio di Giulio è una sfida chiara e diretta e questa cultura, e richiede una risposta”.
“Se le università devono restare internazionali e aperte verso l’esterno, dobbiamo esercitare il dovere di prenderci cura dei nostri studenti e colleghi” ma “ci sono limiti a ciò che le istituzioni accademiche possono fare” dice Pyper. “E’ fondamentale che i governi sollevino casi come quello di Giulio e facciano forti pressioni per indagini esaurienti e per portare davanti alla giustizia i responsabili” scrive Pyper, che chiede a Londra di unirsi ai governi di Italia ed Egitto per ottenere un’inchiesta accurata ed efficace.
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