La denuncia parte dal quotidiano “Avvenire” che riporta quanto scrive culturacattolica.it: “In troppe scuole l’ora di religione viene collocata all’inizio o alla fine della giornata, lasciando agli studenti che non la frequentano la possibilità di entrare un’ora più tardi o uscire un’ora prima. In pratica, la scuola stessa sancisce l’esistenza di questa “ora del nulla”. Non è un comportamento accettabile da parte di una grande agenzia educativa. Chiediamo con forza al ministro Carrozza di intervenire, mettendo le scuole nella condizione di bene operare per evitare questo spreco di risorse”.
La denuncia di culturacattolica.it. continua: “Ci stanno segnalando un comportamento di certi dirigenti che, se confermato, sarebbe senz’altro da sanzionare, perché fuorilegge. In pratica, in numerose scuole i presidi stanno convocando i ragazzi chiedendo loro di confermare o meno la scelta di avvalersi dell’insegnamento di religione. Nelle scuole dove l’ora di religione è collocata all’inizio o alla fine della giornata, molti ragazzi cambiano opzione per starsene a casa. In questo modo si alimenta la diffusione dell’“ora del nulla” che tanto male fa ai nostri studenti. È un comportamento inaccettabile, perché la scelta di frequentare l’ora di religione va fatta al momento dell’iscrizione e non può essere modificata ad anno in corso”.
Ma c’è anche l’altro problema, denuncia Culturacattolica, quello della stabilizzazione dei docenti di religione, alla luce del fatto che, in tutta Italia, ci sono ancora 3.290 cattedre scoperte. “Il Miur bandisca quanto prima un concorso ordinario, su base regionale per coprire i posti vacanti nei territori dove ci sono cattedre scoperte”.
La legge 186 del 2003 sullo stato giuridico degli insegnanti di religione, prevede due organici: il 70% delle cattedre di ruolo e il 30% di nomina annuale sempre d’intesa con l’Ordinario diocesano competente per territorio. In tante regioni, soprattutto del Nord, la quota del 70% non viene raggiunta e molte cattedre risultano non assegnate a docenti di ruolo.
“In Lombardia e in Friuli – viene ricordato– l’organico di ruolo raggiunge al massimo il 40%, in Veneto il 35%, in Emilia Romagna e Toscana il 50%. In queste regioni servono subito concorsi ordinari per coprire i posti vacanti”.
Infatti, dicono, un concorso pubblico per selezionare i docenti di Rc è anche, garanzia di “qualità per gli studenti e le famiglie. Accuratamente preparati dalle diocesi questi insegnanti dovranno essere all’altezza delle nuove sfide che attendono la scuola”. Per esempio la “Lombardia è tra le regioni italiane con il numero più basso di docenti di ruolo. Chiediamo al ministero di porre mano, al più presto, a questo problema”.
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