La Stampa pubblica le considerazioni su questi problemi dell’esperto nutrizionista nonché responsabile della struttura di dietetica e nutrizione clinica dell’ospedale «Maggiore», specializzato in problemi come l’obesità e l’anoressia che colpiscono sempre più spesso i più giovani.
E l’esperto contesta l’orario scolastico che ha eliminato le lezioni al sabato «spalmando» le ore negli altri giorni della settimana. Questo comporta la necessità di restare sui banchi più a lungo e rientrare a casa nel primo pomeriggio, soprattutto i ragazzi che abitano lontano dalla scuola.
Una scelta che incide molto, secondo il medico, sotto il profilo dell’alimentazione: «C’è una grande contraddizione. Da un lato, sempre più spesso e meritoriamente esperti si recano nelle varie scuole e illustrano come ci si deve alimentare in maniera sana; dall’altro, i ragazzi vengono tenuti sui banchi fino a ore improponibili, alle due o alle tre del pomeriggio. Con un paio di intervalli, molto brevi, nei quali ingurgitano di tutta fretta alimenti poco sani. E del resto non potrebbero fare diversamente, visto che alle medie e alle superiori nessun istituto offre il servizio di mensa. Poi arrivano a casa a metà pomeriggio e mangiano quel che trovano».
Da un punto di vista nutrizionale, la situazione più corretta comprende un pasto sostanzioso a colazione e soprattutto a pranzo e poi uno più leggero a cena, cosa che così risulta impossibile. E invece di aggiustare si va in senso opposto come nella decisione di accorciare la settimana scolastica.
«Mi ritrovo a dare uno schema di dieta a ragazzi che però non lo possono applicare semplicemente perché i tempi imposti dal sistema scolastico sono inconciliabili con una nutrizione regolare e impone tempi esageratamente lunghi in classe».