L’Ue sull’obesità giovanile: per vincerla non basta eliminare i cibi spazzatura
L’obesità giovanile non si combatte solo attuando una dieta alimentare corretta, ma è indispensabile attuare un completo stile di vita improntato al benessere. È questo il messaggio che giunge dallo “European Policy Centre”, il workshop di Bruxelles dedicato al tema del rapporto tra scienza della nutrizione e comportamenti alimentari.
A farsi primo portavoce di questa teoria è stata la professoressa statunitense Theresa Nicklas, del Baylor College of Medicine di Houston, che ha presentato uno studio condotto sui giovani americani. “Negli Stati Uniti – ha spiegato la studiosa – abbiamo lavorato sugli adolescenti e abbiamo verificato che aumentando il consumo di snack, si registrava una diminuzione dell’obesità, nonostante ciò che si pensa comunemente. L’obesità è un problema molto complesso e non si risolve cambiando un solo aspetto: serve cambiare il comportamento alimentare nel suo complesso”. Al workshop ha partecipato anche l’ex direttore del Corriere della Sera, Piero Ostellino, che ha ribadito la propria contrarietà all’intervento dello Stato in temi come l’alimentazione che ciascuno sceglie di seguire: “Sono terrorizzato – ci ha detto – dall’idea che la politica mi debba imporre quello che io devo mangiare”.
Della necessità di abbinare all’educazione alimentare dei corretti stili di vita, al fine di combattere prima di tutto l’obesità infantile, ha parlato anche il vicepresidente del Senato, Emma Bonino: “il rischio – ha detto – è quello della semplificazione, non per rendere le cose semplici, ma semplicistiche, che è un’altra cosa. In realtà il problema dell’obesità è un problema vero, ma è un problema anche complesso, che ha a che fare più che con il cibo, con la sedentarietà”.
“Io sono convinta – ha aggiunto la Bonino – che il problema non è tanto prendere a bersaglio un cibo piuttosto che un altro, ma è un problema di quantità, oltre che di qualità, ed è un problema di stili di vita”.
La Bonino si è detta quindi contraria all’ipotesi di una tassa sul cibo ‘spazzatura’ e ha spiegato: “Io credo che non sia questo l’approccio più corretto e ritengo che sia invece quello delle quantità e degli stili di vita e della sedentarietà a cui tutto ci spinge. Alla fine si rischia di mangiare troppo e muoverci poco. Non c’è, a mio avviso, una misura miracolo e proprio perché è un problema complesso c’è bisogno di vari tipi di intervento, tra i quali la promozione dell’attività fisica, a partire dalle scuole elementari”. Dove però, aggiungiamo noi, ancora oggi non è prevista la presenza del docente di educazione fisica.