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L’ultima crociata del ministro Brunetta: stanerò chi abusa della L. 104/92

“La 104 è una legge di grande civiltà, ma nella pubblica amministrazione se ne è abusato. In particolare nella scuola la sua fruizione è deviata”. Dopo la guerra ai falsi malati e parassiti alle spalle dello Stato, il ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, ha spostato il mirino verso gli artefici degli abusi nell’ambito assistenza ai disabili introdotta con la legge “faro” del 1992. Un abuso che nello scorso anno ha fatto usufruire ad ogni dipendente la media di 1,04 giorni di 104. Le stime, insieme all’annuncio dell’ennesimo filone anti-fannulloni, è stato dato il 9 luglio dallo stesso ministro nel corso di una conferenza stampa durante la quale ha anche fatto sapere di aver avviato una rilevazione su circa 15.000 amministrazioni pubbliche, tra cui anche quelle scolastiche: l’indagine, per questa prima fase però solo su base volontaria, sarà condotta attraverso questionari inviati via e-mail. E si concluderà il 29 luglio.
La rilevazione, coordinata dal Formez e realizzata con la collaborazione di associazioni di settore come Fand, Fish, Unione italiana ciechi e ipovedenti e Cittadinanzattiva, si aggiunge a una serie di iniziative che prevedono l’avvio di una commissione per la revisione delle norme riguardanti l’accessibilità dei contenuti on line, la costituzione di un osservatori che verifichi l’accessibilità dei siti della Pa, l’avvio di un gruppo di lavoro dedicato alla semplificazione dei rapporti tra cittadini con problematiche connesse alla disabilità e le istituzioni. Brunetta anche in questa occasione non è andato per il sottile: l’insieme delle informazioni raccolte verrà inserito in una banca dati che sarà operativa da settembre: l’obiettivo è utilizzarla per “stanare i furbi e liberare risorse per destinarle a chi ha veramente bisogno. La legge 104 – ha continuato il ministro – è straordinaria, importante e di grande civiltà. Purtroppo è una legge abusata nel settore pubblico con scarsa possibilità di verifica da parte dei datori di lavoro e poco usata in quello privato dove c’è una chiara negazione di un diritto”. Il ministro ha auspicato che “nessuno fraintenda: non siamo contro i disabili ma contro i furbi e i farabutti. La musica è cambiata”.
In che senso? E’ lo stesso Brunetta a chiarire: “Quello che vogliamo – ha spiegato – è stare dalla parte dei disabili e dei loro familiari e non da quella dei furbi. Per questo serve chiarezza e trasparenza”. E premette anche che non accetterà più “insulti” come in passato, come quelli dell’ex ministro Livia Turco: “vergogna, vergogna – ha detto il responsabile della Funzione pubblica – per chi ha coperto queste cose”.
Le accuse al comparto pubblico non sarebbero ancora sostenute da prove concrete, ma da numeri eloquenti. “Sulla base di dati disponibili – ha sottolineato Brunetta – abbiamo rilevato che il 6% delle assenze nella pubblica amministrazione è dovuto ai permessi previsti da questa legge. Da dati disaggregati parziali emerge che al Sud si concentrano il doppio-triplo dei casi presenti al Centro-Nord. Visto che l’handicap non fa distinzioni geografiche- ha concluso – queste discrepanze incomprensibili mi fanno pensare che qualcosa non va: o da qualche parte si usano poco i diritti o se ne abusa da qualche altra”.
Intanto lo stesso ministro Brunetta starebbe predisponendo l’incontro, in vista per la prossima settimana, tra Governo e parti sociali: l’intenzione, rafforzata dalle recenti spinte della Commissione europea, è il graduale innalzamento del minimo di età pensionabile delle donne che operano nella Pa. L’intenzione dei suoi sostenitori, Brunetta in testa, sembra sia introdurre un emendamento al decreto anti-crisi.
Alessandro Giuliani

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