Gli studenti extracomunitari che si iscrivono alla scuola dell’obbligo dovrebbero essere sottoposti a delle verifiche, attraverso appositi test d’ingresso, per valutare la loro compatibilità con i gruppi-classe normali: qualora non possedessero le basi minime per apprendere adeguatamente l’italiano e il far di conto dovrebbero allora essere destinati a delle classi ‘ponte’. L’idea proviene della Lega che, sulla base di alcuni dati Censis, secondo cui vi sarebbe sempre maggiore disagio da parte dei docenti italiani nell’insegnare a questi ragazzi non italiani e con molte difficoltà, hanno presentato una mozione in Commissione cultura alla Camera e una proposta di legge al Senato.
Il progetto prevede, in pratica, di inserire gli alunni non italiani fino a 16 anni nel sistema istruzione con modalità più soft delle attuali e senza ‘danneggiare’ quelli italiani, spesso costretti ad apprendere con ritmi rallentati rispetto alle loro conoscenze. L`esigenza è nata dalle difficoltà, nelle scuole dell`obbligo, di rispettare i programmi scolastici, viste le difficoltà di apprendimento della lingua italiana dei bambini stranieri”, ha spiegato il capogruppo dei deputati del Carroccio, Roberto Cota. Il leghista ha contestato la norma in vigore che prevede l’iscrizione “per mere ragioni di età e non sulla base della reale conoscenza della lingua italiana e preparazione da parte degli alunni”. Come se non bastasse ci “risulta che – prosegue Cota – tre insegnanti su quattro si dicono impreparati ad affrontare il rapporto con gli studenti stranieri, per le loro difficoltà di apprendimento e ciò compromette l`integrazione dei bambini stessi”.
Parole avallate da un altro capogruppo della Lega, che opera però in commissione Cultura alla Camera, Paola Goisis, il quale ha ricordato che “già nel precedente governo Prodi la Lega aveva presentato interpellanze sul problema degli alunni stranieri nella scuola dell`obbligo, ma sono state tutte bocciate e noi, accusati di razzismo. Invece non siamo razzisti – ha precisato la deputata – anzi facciamo questa proposta proprio perché vogliamo l’integrazione sociale. Riconosciamo i diritti di tutti ma i nostri vengono prima. Bisogna fermare la fuga degli alunni italiani dalla scuola pubblica – ha continua Gosis – del resto il problema della fuga degli alunni italiani dalle scuole pubbliche esiste, soprattutto al Nord dove il crescente numero di studenti immigrati rallenta il processo di apprendimento”.
Secondo la Lega le classi ‘ponte’ dovrebbero essere comunque frequentate comunque solo da quegli alunni extra-comunitari che non dessero ‘garanzie’ e nelle prove di valutazione: la loro frequenza agevolerebbe così “l’alfabetizzazione e l’integrazione sociale”. In queste classi dedicate esclusivamente ad alunni poco scolarizzati verrebbero attuati in prevalenza programmi didattici mirati all’apprendimento di processi interculturali, ma anche dell’educazione alla legalità e alla cittadinanza. La precedenza l’avrebbero in ogni caso le nozioni base utili per l’apprendimento dell`italiano, parlato e scritto, e della matematica di base.
Nell’articolata proposta della Lega risulta anche che le ‘classi ponte’ dovrebbero essere istituite con un organico specifico, soprattutto nei comuni ad alta presenza di immigrati, e che l’insegnante sia unico. A fine anno, gli alunni saranno chiamati a svolgere un esame di lingua italiana. Se lo supereranno, saranno inseriti nelle scuole, ma per altri due anni dovranno continuare a seguire delle attività extracurriculari.
Secondo opposizione e sindacati la proposta della Lega rappresenta l’ennesimo ‘attacco’ all’articolo 34 della Costituzione, da cui deriva non solo il diritto all’istruzione, ma anche quello di raggiungere i gradi più alti nella società tutelando anche coloro che sono privi “di mezzi”. L’approvazione di determinate proposte, come quella delle classi ‘ponte’, si tradurrebbe in un vero e proprio smantellamento dell’istruzione pubblica.
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