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L’Università dice no all’abilitazione speciale per gli insegnanti di sostegno

Lo aveva auspicato la VII Commissione del Senato il 17 luglio del 2002 e decretato il ministro Moratti con un provvedimento del 26 novembre scorso. Prima di emettere il decreto il Ministro aveva ottenuto un impegno esplicito, che veniva citato in premessa del decreto, da parte del direttore della Conferenza dei direttori Ssis. Questa, alla prima riunione, ha sconfessato l’iniziativa del suo coordinatore e ha deciso all’unanimità che l’Università italiana si dichiara indisponibile a tale attività corsuale. Allo stato attuale pertanto, se il Ministro vuole continuare a dare seguito all’ordine del giorno della VII Commissione del Senato, deve trovare altri interlocutori o modificare i contenuti del decreto. Il testo del provvedimento ministeriale, come ci hanno dichiarato alcuni direttori Ssis, nella sua presente formulazione rischia di introdurre disparità di trattamento e di configurare un precedente di sanatoria che l’Università italiana non vuole legittimare.
Vi è poi un problema di fattibilità. L’Università italiana è attualmente impegnata nello svolgimento del terzo e quarto ciclo di corsi Ssis, nelle attività relative all’abilitazione richiesta dai sissini del primo ciclo che vogliono abilitarsi per il sostegno e stanno frequentando un corso di almeno 400 ore e deve infine avviare altri corsi della durata di 800 ore per tutti gli abilitati da altri canali che vogliono specializzarsi sul sostegno ai ragazzi diversamente abili. Molta carne al fuoco che rischia di mandare in tilt l’intera organizzazione. Sullo sfondo si colloca il ministro Tremonti con i suoi tagli e i 77 rettori italiani che, cosa mai successa a memoria d’uomo, si sono dimessi e minacciano di non approvare i magri bilanci se il Parlamento non fa marcia indietro e ripristina almeno i finanziamenti degli anni passati.

Calogero Virzì

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