Tra i paesi extracomunitari con più iscritti nelle nostre università c’è l’Albania (11.802), la Cina (6.161) e il Camerun (2.612), mentre crescono iraniani, peruviani, ucraini, russi e israeliani. Tra i primi dieci paesi per numero di immatricolazioni da poco è spuntato l’Ecuador (240 iscritti) e tra agli atenei il più gettonato in assoluto è quello di Bologna, con il suo 7,8% di incidenza sul piano nazionale. Seguono: la Sapienza di Roma ( 7,7), Politecnico di Torino (7,1) e di Milano (6,1).
I corsi di laurea più gettonati sono: Economia (18,9%), Ingegneria (17,9%) e Medicina (11,4%).
Ma perché gli stranieri scelgono l’Italia? Secondo un’indagine della Rete Europea delle Migrazioni (European Migration Nerwork) il 24,5 degli studenti non comunitari sceglie l’università italiana per “prospettive migliori” e l’11,8% per il miglior livello della facoltà scelta rispetto agli altri paesi dell’Unione Europea.
Tra le matricole del 2011/2012, gli studenti lavoratori superano il 75%. In molti, però, ripartiranno a laurea archiviata: sei su dieci, secondo i dati Emn, si dichiarano incerti o determinati a non restare.
E la percentuale di chi esclude l’Italia per il suo futuro si ingrossa (40%, escludendo i “non so”) tra chi si è appositamente trasferito qui per studiare. Eccellente nella formazione, inadatta per il lavoro. Un paradosso che, a quanto pare, non distingue tra italiani di prima e seconda generazione
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