Home Alunni La bella storia di Inna, tra scuola e integrazione: insegnante nella scuola...

La bella storia di Inna, tra scuola e integrazione: insegnante nella scuola in cui ha conseguito il diploma

CONDIVIDI

Una bella storia di scuola&integrazione da Sant’Agata di Puglia, in provincia di Foggia. Protagonista è Inna Derevianko, nata in Ucraina

La donna è arrivata in Italia nel 2000, ma l’iter burocratico per diventare cittadina italiana, però, è stato irto di ostacoli.

Con un visto d’ingresso e il suo ‘Attestat’ con specializzazione in matematica, che corrisponde alla nostra maturità scientifica, Inna pensava di potersi iscrivere senza problemi all’Università di Bari, ma le difficoltà a tradurre il suo diploma non le hanno permesso di proseguire il percorso accademico.

Inna, però, non si perde d’animo. Nel 2003 si sposa con Vito e con una famiglia da seguire e figli da accudire, continua a non darsi per vinta. Con grande caparbietà vuole dimostrare le sue capacità per inserirsi a pieno titolo nella comunità locale.

Consegue la licenza media per iscriversi all’Istituto Supeiore “Pacinotti” di S. Agata dove ottiene la qualifica di ‘Operatore meccanico’ con una votazione di 90/100. La sua media eccellente le permette di saltare due anni e dunque di conseguire in tempi più celeri il diploma. Allo stesso tempo diventa mediatore linguistico e culturale. Adesso le manca solo un esame prima della laurea in Lingue all’Università di Bari.

L’impatto con una nuova realtà non è stato facile e per tanti anni ha lottato con la burocrazia italiana, non sempre a misura di cittadino, ma alla fine, con grande forza d’animo, è riuscita a conquistare il suo spazio all’interno della comunità di S. Agata.

L’aspetto più singolare della sua storia è che quest’anno Inna ha ottenuto un incarico come insegnante tecnico-pratico nella stessa scuola in cui aveva studiato 10 anni fa. E in quello stesso istituto c’è anche il figlio che frequenta il terzo anno.

Per Inna, dunque, la bella sensazione, a 10 anni di distanza, di passare dall’altro lato della cattedra e di chiamare “colleghi”, i docenti che l’hanno seguita nel suo percorso di studio.