Con la fine delle lezioni a scuola dovranno tornare solo gli studenti impegnati con gli esami di terza media e di maturità. In questi giorni si stanno svolgendo gli scrutini e il voto finale da assegnare agli alunni potrebbe dare qualche problema di “unione” fra i docenti del consiglio di classe.
Non mancano infatti i lettori che anche quest’anno ci raccontano gli scrutini finali, di come i pareri dei docenti sugli alunni, fino a qualche tempo fa molto chiari, siano cambiati e soprattutto “ammorbiditi”.
Specie alla scuola secondaria di primo grado, c’è la tendenza di evitare la bocciatura.
Un esempio è il racconto del blogger Manlio Lilli, che sul Il Fatto Quotidiano racconta episodi molto familiari a tutti i docenti: “Jessica? In italiano, storia e geografia ha quattro, come al primo quadrimestre”, dice il professore di lettere. “Con me, cinque”, interviene la professoressa di matematica. Quando il discorso sembra chiuso c’è qualcuno che interviene a perorare la causa dell’alunna, “Jessica? Con me è una delle più brave! È geniale in certe occasioni” sostiene un’altra insegnante. Così, a questo punto, inizia la disputa.
Lilli scrive che “la bocciatura è uno spettro. Così per evitarla si fa di tutto. Lo fanno moltissimi tra professori e genitori. Tanti insegnanti, per scongiurare la non ammissione alla classe successiva durante gli scrutini, hanno messo in campo molteplici strategie nel corso dell’anno: attività di recupero e interrogazioni programmate, più in generale, un’attenzione particolare.
Anche i genitori giocano tutte le carte a propria disposizione. Come quelle delle certificazioni della Asl del territorio che attesta disturbi psicosomatici, fobie, disagi, difficoltà insormontabili per i figli.
Ora, il ragionamento di Lilli, è: “figurarsi se si può pensare che quei disturbi non siano reali. Piuttosto quel che appare davvero poco comprensibile è perché mai si attendano le ultime settimane di lezione, qualche volta addirittura gli ultimi giorni, per presentare alla scuola la documentazione medica”.
Certamente non si può affermare che questi casi siano la regola, ma nemmeno si possono ignorare la frequenza con cui avvengono.
“La bocciatura è evidentemente un fallimento, conclude il discorso Manlio Lilli. Complessivo. Generalizzato. Ma è anche un’occasione per crescere. Un “No” che costringe a fare i conti con le difficoltà. Per questo il fallimento di un anno può tramutarsi in un successo futuro. Quel che sembra davvero indubitabile è che i professori che decidono una bocciatura non sono “cattivi”, così come quelli che non vorrebbero farlo non sono “buoni”. Ma è pur vero che bisogna scegliere. È necessario farlo per i ragazzi. Sono loro a chiedere regole. Sono loro più o meno consapevolmente a chiedere che si rispettino. Sono loro a cercare esempi da seguire”.
Proprio in questi giorni questa testata riporta di episodi in cui dei genitori in seguito alla bocciatura dei propri figli hanno deciso di aggredire gli insegnanti, ritenendoli responsabili. Forse, e dico forse, fra le varie remore a non bocciare dal prossimo anno potrebbe esserci proprio il rischio di finire in ospedale, dato che alcuni genitori pare abbiano perso la bussola dell’educazione e soprattutto il rispetto per un pubblico ufficiale?
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