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La boxe entra nella scuola veneta ed è subito polemica

Ne dà notizia per primo Il Giornale di Vicenza del 30 settembre: “La boxe entra ufficialmente nella scuola e dalla porta principale, veicolato dall’ufficio scolastico regionale di Venezia”. Si tratta del Progetto Scuola presentato dal Comitato regionale veneto della Federazione pugilistica italiana, pubblicato nel sito istituzionale dell’USR alla sezione news, primo piano, in data 10 settembre, col titolo “La Boxe (nobile arte) entra nelle scuole”.
In pratica, il Comitato veneto della Federazione pugilistica promuoverà lo sport della boxe nelle scuole medie e negli istituti superiori, con illustrazioni, dimostrazioni e nozioni di base sulla “nobile arte” della boxe, disciplina sportiva “strettamente legata ad una corretta crescita: fisica, psicologica, educativa”. Lo scopo ultimo è di avere “la possibilità di aiutare tutte le Società ad aumentare la vitalità nelle loro palestre, inserendo molti più giovani che sono le speranze del domani”, come si legge nello stesso comunicato.
Il Progetto è stato accolto con favore dall’Assessore alla formazione di Vicenza, ex insegnante di educazione fisica, Umberto Nicolai. “Non si tratta di introdurre gli incontri di pugilato a scuola –dice sul Giornale di Vicenza- ma solo farne conoscere gli aspetti formativi, quali il sacrificio e l’impegno in un’attività sportiva. In noi sussiste spesso la visione di questo sport solo come violenza ed aggressione, lo esageriamo, ma non è così. Tutti gli sport, compresi il judo e il karate, possono contribuire a formare i ragazzi e non devono preoccupare i genitori o gli insegnanti”.
I commenti, anche on line, sono in grande maggioranza contrari: “Non sono d’accordo: la boxe è uno sport violento e non c’è proprio bisogno di introdurla addirittura nelle scuole. Si vince per ko e non solo ai punti. Ci sono ferite, emorragie, comi che a volte possono durare mesi e anche morti per emorragie cerebrali. Tutto questo non è accettabile”. È questo il pensiero più diffuso.
Nel mondo della scuola, ci sono tuttavia presidi e docenti che si dicono favorevoli alla disciplina “olimpica”.
Esprime invece tutta la sua contrarietà Giuliano Corà, collaboratore della testata La Nuova Vicenza nonché docente, in un articolo del 3/10/2013. Nobile arte? Si chiede. “Qualcuno dovrebbe spiegarmi cosa vi sia di nobile in una disciplina che insegna a far del male all’avversario, a fargliene tanto, a fargliene il più possibile, finché egli ceda e si dichiari vinto. Forse lo si dovrebbe spiegare alle decine di pugili ammazzati di botte sul ring, o a quelli che sono sopravvissuti fino ad una vecchiaia ottenebrata e imbelle, per il cervello shakerato dai troppi pugni”. Finora si riteneva che il pugilato c’entrasse poco con la scuola, “per eccellenza considerata come luogo di pensiero”, ma evidentemente, conclude, “la cultura da Basso Impero del Grande Fratello deve aver indotto a pensare che era ora di infrangere anche questo tabù”.
Le premesse per forti discussioni insomma ci sono tutte. Va detto però che la proposta, pur avallata da soggetti istituzionali, può entrare nelle scuole -in teoria- solo se accettata dagli organi competenti e valutata positivamente, “in coerenza col Pof”. Bisognerebbe infatti non limitarsi a ricevere e veicolare progetti promozionali, ancorché ben confezionati, ma nel caso specifico elaborare un progetto educativo multidisciplinare, dalla storia del pugilato, alle storie di pugili, agli aspetti infortunistici e medici, in modo da dare ai giovani una informazione completa e metterli in grado di scegliere consapevolmente.
Anna Maria Bellesia

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