Sei capitoli, 136 pagine, 12 punti, e per usare le parole del Governo, “per ora solo sulla carta”. Le parole d’ordine di questa guida, che animerà il dibattito in questi mesi nel settore della scuola,sono diverse, ma quelle più ripetute saranno buona scuola, merito,competizione,valutazione innovazione, qualità, sviluppo famiglie ed imprese ed autonomia. La copertina ricorda molto i bollini di qualità che si possono trovare in diversi ristoranti,un contorno tendente al rosa con la scritta scuola color blu. D’altronde non è un mistero e lo si scrive anche che i principali attori di queste proposte, che non possiamo chiamare riforme, sono le famiglie e le imprese che devono salvaguardare il made Italy.
Dopo le promesse di assunzioni, stabilizzazioni, su cui sono già state spese fiumi di parole e l’abolizione delle supplenze brevi, ritenuti inutili sia per la scuola che per gli studenti, concetto già ribadito più volte da diversi esponenti politici e del governo at tuale, emerge, senza alcun mistero, il concetto pseudo-religioso,della professione docente, come vocazione. Si proporrà, come era prevedibile e come già scritto il sistema dei crediti formativi obbligatori, si propone l’introduzione massiva delle “banche ore con le ore che ciascun docente “guadagna” (e che così “restituirà” alla scuola) nelle giornate di sospensione didattica deliberate ad inizio anno dal Consiglio d’istituto nell’ambito della propria autonomia”.
Si rivoluziona la questione progressione carriera. “Dal 1° settembre 2015 si procederà all’eliminazione degli scatti stipendiali automatici attraverso un sistema transitorio di progressivo passaggio al nuovo meccanismo basato sulla maturazione dei crediti, sugli scatti delle competenze, e sulla valutazione delle scuole. Nel dettaglio: “docenti che sono arrivati al 33esimo anno di servizio – e a cui mancano meno di 3 anni per il pensionamento: continuerà ad applicarsi l’attuale sistema di scatti di anzianità”; “docenti immessi in ruolo dopo l’entrata in vigore del piano, con diritto alla c.d. ricostruzione di carriera: riconoscimento degli scatti stipendiali, se utilmente maturati, fino al 1° settembre 2015 e applicazione del nuovo regime a partire dalla data di immissione in ruolo”; “docenti che si trovano nelle diverse classi stipendiali (fino al 33esimo anno): ad essi si applica fino al 1° settembre 2015 il sistema previgente basato sugli automatismi stipendiali e dal 1° settembre 2015 il nuovo meccanismo degli scatti (conservando lo stipendio sino a quel punto maturato)”. Come avverrà dunque la nuova progressione di carriera? Il primo modo sarà strutturale e stabile, ” grazie a scatti di retribuzione periodici (ogni 3 anni) – chiamati “scatti di competenza” – legati all’impegno e alla qualità del proprio lavoro; (ma si potrà decidere di modularlo su tre fasce di merito in funzione del punteggio ottenuto da ciascun docente sui crediti maturati)”.
Il secondo modo sarà “accessorio e variabile, grazie a una retribuzione (ogni anno) per lo svolgimento di ore e attività aggiuntive ovvero progetti legati alle funzioni obiettivo o per competenze specifiche (BES, Valutazione, POF, Orientamento, Innovazione Tecnologica” Infine, anche per il personale ATA, a cui viene dedicato poco spazio rispetto al personale docente, sarà rivisitato il meccanismo di valorizzazione della carriera. Il MOF rimarrà, ma muterà nella sua struttura organica e funzionale, “Innanzitutto, un reintegro parziale del MOF potrà essere destinato a quegli istitu ti che sviluppano pratiche di potenziamento dell’offerta formativa di particolare impatto (di formazione, di autoproduzione di contenuti didattici, di progettualità) e trasferibili attraverso “modelli di rete”, partendo da indirizzi strategici periodicamente identificati, come ad esempio innovazione digitale, alternanza scuola-lavoro o multilinguismo”. Si delinea dunque la piena gerarchizzazione dei docenti con la figura del docente mentor ed ovviamente il ruolo più rilevante verrà svolto dall’Invalsi e dal sistema degli ispettori, su cui abbiamo già scritto diverse volte in passato. Uno degli aspetti più rilevanti riguarda il rapporto scuola azienda e l’entrata dei privati nella scuola. Si legge, ad esempio, che “la possibilità di fare percorsi di didattica in realtà lavorative aziendali, così come pubbliche o del no profit, sarà resa sistemica per gli studenti di tutte le scuole secondarie di secondo grado, e chi accoglie i ragazzi dovrà poter vedere in questi percorsi un’opportunità, non un peso”. E lo scopo dunque sarà quello di cercare di “ attrarre sulla scuola molte risorse private”. E come entreranno i capitali privati? School Bonus :“ un bonus fiscale per un portafoglio di investimenti privati (da parte di cittadini, associazioni, fondazioni, imprese) nella scuola.
Lo School Bonus potrebbe trovare immediata applicazione nell’opera di potenziamento e riqualificazione degli istituti scolastici, dei loro laboratori tramite l’acquisto di nuove tecnologie chiave per i loro obiettivi formativi, nell’apertura prolungata della sede”. School Guarantee: “è invece mirato a premiare in maniera più marcata l’investimento nella scuola che crea occupazione giovanile. L’impresa che investe risorse su un istituto professionale, su un istituto tecnico o su un polo tecnico-professionale – ad esempio finanziando percorsi di alternanza scuola-lavoro, ricostruendo un laboratorio o garantendone l’utilizzo efficiente – potrà ricevere incentivi aggiuntivi rispetto allo School Bonus, nel momento in cui si dimostri il “successo formativo” dei processi di alternanza e didattica laboratoriale sviluppati nella scuola di riferimento”. Crowdfunding; “Vogliamo applicarlo in particolare al sostegno di progetti didattici, per premiare, e scalare, quelli che dimostrano di coinvolgere al meglio i nostri ragazzi perché più innovativi”. Social Impact Bonds: “già ampiamente utilizzate dal Governo inglese, da diversi Dipartimenti negli Stati Uniti e in fase di studio in diversi Paesi, sono una prospettiva di grande interesse.
Sono strumenti che mirano a creare un legame forte tra rendita economica e impatto sociale”. Principi che se attuati comporteranno un condizionamento determinante nell’esercizio della libertà d’insegnamento. Per la questione scuole paritarie, che probabilmente ha determinato diversi malumori tra alcune componenti di questo Governo, ricordando che molte di loro sono già state equiparate a quelle pubbliche per l’esenzione dell’IMU ecc, emerge l’estensione dell’INVALSI anche in questa categoria di scuola, con la pubblicazione dei dati in scuola in Chiaro 2.0, che svolgerà un ruolo fondamentale per pubblicizzare l’attività delle singole scuole. Estendere l’Invalsi alle scuole paritarie significa fare un passo decisivo per il superamento del regime scuole paritarie e pubbliche.
Ci hanno detto e ripetuto che non si tratta di una riforma calata dall’alto. Ci sarà una consultazione pubblica che partirà dal 15 settembre 2014 per 60 giorni che coinvolgerà studenti, tramite “i membri delle Consulte che saranno i primi ambasciatori della Buona Scuola.
Decideranno loro cosa approfondire e con quali modalità coinvolgere le rispettive comunità del cambiamento. Non saranno “convegni”, ma co-design jams, barcamp o world cafès”. Termini sconosciuti ai più, che rischiano di trasformare questa consultazione in una chiacchierata al bar confermandone il carattere di assoluta parvenza.
Ma verranno coinvolte anche le scuole chiedendo “ a tutti i consigli di istituto, ai collegi dei docenti, alle assemblee di istituto e di classe, di discutere il Rapporto e di inviarci le loro osservazioni e proposte”. Ovviamente le scuole non saranno proprio per niente obbligate a discutere di queste proposte politiche e certamente un governo non può imporre ai collegi docenti, tramite una semplice proposta politica, cosa discutere o meno durante i consigli d’istituto o collegi docenti.
Un’altra parte della consultazione sarà sul sito www.labuonascuola.gov.it Una cosa è certa, sono stati cancellati i Sindacati. Nessun ruolo, nè c onsultivo, né informativo, né di alcuna natura,viene riconosciuto alle organizzazioni sindacali,siano essi rappresentatiti che non, e questo punto certamente fomenterà enormi tensioni tra le parti sociali e politiche.
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