Categorie: Politica scolastica

“La buona scuola che vorremmo”

Il titolo del documento del governo Renzi intende trasmettere l’immagine di una scuola riformata “buona” che si contrapporrebbe all’attuale scuola “nonbuona”.

La Gilda degli Insegnanti, invece, è convinta che la scuola vera, quella non immaginata e interpretata strumentalmente dalla politica, sia già una buona scuola, soprattutto per merito degli insegnanti e del loro lavoro.

La “nostra buona scuola” è fatta da “buoni insegnanti” che lavorano in classe giorno dopo giorno, trasmettono le conoscenze e formano il senso critico dei nostri giovani, senza dover dimostrare di essere migliori solo perchè fanno altro rispetto all’insegnamento.

Prima di analizzare le singole parti del documento di sintesi denominato “La Buona Scuola”, è bene porre in evidenza alcune gravi assenze.

MANCA QUALSIASI RIFERIMENTO ALLA LIBERTA’ DI INSEGNAMENTO

MANCA IL RICONOSCIMENTO DELLA SCUOLA COME ISTITUZIONE DELLA REPUBBLICA

MANCANO RIFERIMENTI ALLA CULTURA E AL VALORE DELLO STUDIO 

MANCANO I SOLDI

MANCANO I NECESSARI RIFERIMENTI ALLA CONTRATTAZIONE CON LE PARTI SOCIALI

 

1. ASSUMERE I NUOVI DOCENTI

Il piano del governo Renzi è sicuramente molto importante per il progetto della stabilizzazione del precariato storico inserito nelle GAE a partire dal 1 settembre 2015 (circa 150mila posti) che consideriamo fatto estremamente positivo. E’ anche una vittoria da parte della Gilda degli Insegnanti che ha organizzato un ricorso alla Corte di Giustizia Europea per condannare l’Italia a causa dell’utilizzo del precariato nella scuola con contratti a tempo determinato per più di tre anni continuativi. E’ altresì positivo che si proponga finalmente il superamento della distinzione tra organico di diritto e organico di fatto per la creazione di uno stabile organico funzionale.

Uno degli strumenti individuati dalle linee guida del Governo per ridurre al minimo il ricorso alle cosiddette supplenze brevi è la “banca ore”. Soluzione che appare confusa. Meglio sarebbe prevedere che nell’organico funzionale siano presenti docenti delle varie aree disciplinari che consentano effettivamente la copertura delle ore dei colleghi assenti con una adeguata flessibilità.

Dopo la stabilizzazione del precariato inserito nelle GAE si farebbe ricorso per l’inserimento in una sorta di organico esclusivamente allo strumento del concorso. E’ una soluzione confusa e contraddittoria perché non chiarisce chi deve reclutare e come.

Dal 2016-17 fino al 2018-19 gli organici sarebbero coperti solo da assunzioni per concorso che dovrebbe essere indetto entro il 2015. Per evitare nuove guerre tra precari proponiamo quindi che nel 2015 si inseriscano i colleghi dei TFA e dei PAS in una fascia aggiuntiva delle GAE.

La soluzione che proponiamo è che siano immessi in ruolo da GAE prioritariamente i docenti che hanno svolto almeno tre anni di insegnamento nella scuola statale. Tale priorità potrebbe essere fatta valere, a scorrimento, anche per i docenti che hanno acquisito o acquisiranno in tempi brevi l’abilitazione mediante TFA e PAS e che hanno svolto servizi di insegnamento nella scuola statale per almeno tre anni nella classe di concorso di abilitazione.

Sul fronte delle abilitazioni, consideriamo inaccettabile che il tirocinio si concluda con la valutazione del mentor e del dirigente scolastico: la valutazione  dovrebbe avvenire a livello collegiale con più insegnanti, anche esterni, competenti per la disciplina o per l’area di insegnamento.

In merito ai futuri concorsi, la Gilda ritiene che, prima di indire le nuove lauree quasi-abilitanti, sia necessario riorganizzare le classi di concorso e che le commissioni prevedano la presenza di docenti, di alta competenza, che devono fruire di compensi adeguati e di periodi di esonero o semiesonero dalle lezioni; le graduatorie dei concorsi devono restare valide fino all’entrata in vigore della graduatoria relativa al concorso successivo corrispondente.

 

2. FORMAZIONE E CARRIERA NELLA “BUONA SCUOLA”

 

FORMAZIONE OBBLIGATORIA

La Gilda degli Insegnanti propone da sempre l’attivazione di periodi di aggiornamento “sabbatici” su temi specifici che abbiano ricadute effettive sull’insegnamento: in concreto un periodo sabbatico ogni dieci anni di anzianità di servizio effettivo (10-20-30), che non interrompa la progressione di carriera per anzianità.

La Gilda ribadisce che la formazione, se obbligatoria, deve essere riconosciuta adeguatamente in termini stipendiali e che l’autoaggiornamento e la strumentazione necessaria alla professione (libri, riviste, computer, ecc.) debbano essere oggetto di adeguate deduzioni fiscali.

SCATTI E CARRIERA DEI DOCENTI

La nostra posizione è chiara: gli scatti di anzianità, come accade nella quasi totalità dei sistemi scolastici occidentali, devono essere mantenuti.

Consideriamo inaccettabile l’ipotesi di eliminazione degli scatti di anzianità a favore di “scatti di competenza” legati al merito e contingentati su una percentuale prefissata per legge di docenti (66%) nella singola Istituzione Scolastica o in reti di scuole.

La Gilda dice no al Registro Nazionale dei docenti della Scuola, non solo perché strumento di pericolosa competizione tra docenti indotta dai desideri della dirigenza o dell’utenza (famiglie e studenti), ma perché apre alla liberalizzazione della formazione degli organici sempre su istanza della dirigenza e dell’utenza.

La Gilda degli Insegnanti propone quindi il mantenimento della carriera per anzianità di servizio effettuata senza demerito.

               

3. LA VERA AUTONOMIA

               

DIRIGENTI

E’ necessario che il ruolo del dirigente, invece che essere rafforzato, sia fortemente ridimensionato e riorganizzato. La Gilda degli Insegnanti ha proposto da anni la costituzione della figura del coordinatore della didattica (preside elettivo) espressione del Collegio dei Docenti, eletto per un periodo determinato dai docenti e responsabile con tutto il Collegio del Piano dell’Offerta formativa e della sua attuazione.

Così abbiamo proposto che siano distinte chiaramente le funzioni di ausilio alla didattica e di attuazione del POF da quelle di natura gestionale amministrativa (collaboratori) che devono avere un riconoscimento economico da fondi specifici per il funzionamento amministrativo e gestionale delle scuole, senza gravare, così come adesso accade, sul Fondo delle Istituzioni Scolastiche, cioè sui fondi contrattuali dei lavoratori della scuola.

Nel documento del governo si fa riferimento a un 10% del Mof (Monte dell’offerta formativa, sempre pagato dai soldi dei lavoratori) che diventerebbe una sorta di tesoretto gestito liberamente dai dirigenti. Proposta inaccettabile perché attribuisce ai dirigenti risorse proprie del contratto dei lavoratori della scuola con modalità completamente discrezionali.

ORGANI COLLEGIALI

Il futuro Consiglio dell’Istituzione Scolastica deve contemplare obbligatoriamente una forte presenza dei docenti e del personale della scuola, cioè di quelle componenti che hanno continuità di lavoro nella scuola.

CONTRATTAZIONE DI ISTITUTO O DI RETI DI SCUOLA

La contrattazione di secondo livello nelle scuole deve essere riformata profondamente prevedendo contratti territoriali per più istituti scolastici (reti di scuola) e per reti, riportando in contrattazione le materie che hanno rilievo centrale per la didattica e la libertà di insegnamento.

               

BUROCRAZIA, DIGITALIZZAZIONE, TRASPARENZA, APERTURA DELLE SCUOLE

Per la Gilda degli Insegnanti l’informatizzazione delle procedure deve partire a monte da una radicale riduzione degli oneri burocratici. Partendo, ad esempio, dalla creazione di un portale unico in cui far confluire tutti i dati del personale (stipendi, carriera, titoli, ecc.) ora frammentati in diverse amministrazioni.

La proposta di apertura degli edifici scolastici in orario extrascolastico ci vede favorevoli a patto che le iniziative proposte al pomeriggio o nelle ore serali siano gestite da soggetti terzi in collaborazione con l’ente locale e non si pretenda che gli insegnanti diventino generici operatori sociali per le famiglie che non sanno dove collocare i figli nei periodi non scolastici.

 

4. RIPENSARE CIO’ CHE SI IMPARA A SCUOLA

 

MUSICA

Nulla da eccepire se il progetto non fosse fantasmagorico, pieno di buone intenzioni e  con   poche  proposte concrete.  Per esempio, l’ introduzione di due ore nelle ultime classi della scuola primaria e secondaria avverrà con aumento dell’ orario scolastico globale o a scapito di altre discipline? Nel caso dell’ultima ipotesi,  non si precisa quali insegnamenti  verrebbero “sacrificati”.

               

STORIA DELL’ARTE

Sembra di capire che anche questa disciplina debba servire a diventare imprenditori e non a rispettare l’articolo 9 della Costituzione italiana: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.

               

SPORT E LINGUE STRANIERE

Condivisibile- e non potrebbe essere altrimenti- l’aumento dell’ attività sportiva a scuola e l’intensificazione dello studio delle lingue straniere. Ci si sarebbe aspettato, nondimeno, un richiamo forte e deciso, all’ importanza della  possesso pieno e approfondito della lingua madre, di quell’ Italiano che le ultime generazioni  non padroneggiano bene.

               

PROGRAMMAZIONE DIGITALE

Il tema della Programmazione digitale è, senza dubbio alcuno, un libro dei sogni. Inutile ripetere lo stato delle scuole italiane, non solo carentissime di ogni cosa, di fondi,  e quindi di PC ma persino- notizie degli ultimi giorni-  dei banchi su cui gli strumenti per la programmazione digitale dovrebbero trovare posto.

 

ECONOMIA

Bene anche l’ introduzione dell’Economia, con relative assunzioni di personale, ma il tema è sempre il medesimo: si  pensa ad una  disciplina fondata sul presente o sulla dimensione storica e quindi critica? E perché la sua opportuna reintroduzione dopo i tagli radicali operati dalla riforma Gelmini?

 

5. SCUOLA E LAVORO

 

Non è chiara la governance delle scuole che operano in “formazione congiunta” con il settore privato delle imprese e che dovrebbero creare Fondazioni di natura privatistica  per commercializzare servizi e prodotti  con una  presenza incisiva del privato accentuando i rischi che la scuola diventi un parziale segmento di ricerca e sviluppo della singola azienda o di reti di aziende.

La Gilda degli Insegnanti da anni ha invitato i vari governi ad avere maggiore attenzione per il mondo dell’istruzione tecnica e professionale producendo materiali, proposte e convegni. Ben vengano pertanto idee per un effettivo rilancio di tale settore. A patto che i costi non siano a carico dei docenti e venga meno la loro libertà di insegnamento.

 

6. LE RISORSE CHE SERVONO ALLA BUONA SCUOLA

 

Per far affluire finanziamenti dai privati, le scuole dovrebbero costituirsi in Fondazioni o enti con autonomia patrimoniale. Si prefigurano così scuole a diversa velocità derivata dalla capacità di organizzare e attrarre risorse dal mercato con il rischio di mettere all’angolo le Istituzioni scolastiche che si trovano in contesti socio-economici fragili.

La Gilda degli Insegnanti ritiene che tale modello sia pericoloso, crei e accentui le diseguaglianze e limiti di fatto la libertà di progettazione dell’offerta formativa delle scuole.

La voce degli altri

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