Le recenti pronunce, seppur provvisorie, da parte di organi giurisdizionali che riconoscono le ragioni dei docenti a dispetto dell’ostinazione del MIUR a non volere assumere provvedimenti, insieme alle conciliazioni effettuate dallo stesso MIUR in cui di fatto da Trastevere vengono ammessi degli errori nelle procedure attuate, non può essere trascurato da diverse angolazioni.
Dal punto di vista giuridico ci troviamo innanzi a errori tecnici che nella patria di Cicerone non fanno certo onore a chi li ha prodotti e soprattutto impongono un immediato impegno da parte dei responsabili a correggerli onde evitare il trascinarsi di contenziosi capaci di mandare in tilt un intero sistema. Nel nostro Paese abbiamo già sperimentato come la magistratura spesso sia riuscita a compensare la debolezza della politica a cui è affidato il potere legislativo quando esso è incapace di fronteggiare le emergenze ma soprattutto garantire i diritti dei cittadini.
E’ accaduto negli anni ’70 durante i quali la cultura giuridica forte della figura del Pretore del lavoro riuscì ad affermare un diritto giurisprudenziale capace di ridurre le distanze tra la legge ordinaria e i principi presenti nella nostra Costituzione. E i Pretori riuscirono attraverso una enunciazione di principi che si consolidarono fortemente, a far parlare di una primavera dei diritti che nasceva e si sarebbe imposta.
Innanzi a vuoti normativi, come sta avvenendo adesso con la legge 107 (si pensi alla tutela delle madri lavoratrici, delle famiglie, dei diritti dei precari, etc.), illustri giuslavoristi negli anni ’70 riuscirono a verificare le situazioni nella pratica, cercando elementi di fatto che potessero essere utilizzati alla base di operazioni astratte di interpretazione della legge o delle leggi (in caso di vuoti normativi), per applicarle a casi concreti.
E lo fecero attraverso una dettagliata analisi dei linguaggi e della giurisprudenza di merito nonché delle istanze che in quella fase storica del nostro paese venivano a volte anche prepotentemente rivendicate dalla classe dei lavoratori. E’ vero erano altri tempi. Erano gli anni dello Statuto dei lavoratori, gli anni dei Pretori d’assalto, quei giovani magistrati, accusati dalle forze reazionarie di cercare una via giudiziaria alla materializzazione di fatto dei principi del socialismo. Ma è anche vero che furono anche gli anni in cui i diritti dei lavoratori furono promossi e garantiti dalla magistratura.
Dinnanzi ad un MIUR, che sembrerebbe avere scelto la strada di lavarsi le mani per molti casi, lasciando presumibilmente ai giudici l’ultima parola, non si può, pur in un contesto diverso non rivedere tracce di quella stagione. Vero è che i segnali che arrivano da Roma lasciano presagire numerosi contenziosi. Per fare un esempio attuale, secondo alcuni boatos, sembrerebbe che il MIUR non intenda procedere a conciliazione per le scuole secondarie superiori.
Un fatto incredibile anche perché ictu oculi, ci sono casi di errori facilmente rilevabili come ad esempio nella classe di concorso A019 il trasferimento di docenti in fase D che hanno scavalcato docenti in fase C e addirittura la presenza di docenti della stessa materia su base nazionale che non ha trovato sistemazione ed è stato dichiarato in esubero, pur avendo come previsto dalla normativa dovuto dare la disponibilità ad essere collocato su tutto il territorio nazionale.
Insomma se tutto finirà nella mani dei giudici del lavoro e i verdetti dovessero dare ragione ai docenti, coloro (più di uno ovviamente) che hanno accanitamente e si potrebbe anche dire mutuando dal linguaggio giuridico, temerariamente, sostenuto le ragioni del MIUR o minimizzato gli effetti negativi, dovrebbero dal punto di vista politico trarne le conseguenze.
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