Categorie: Politica scolastica

La Buona Scuola è fallita: assunzioni beffa, chiamata diretta sbriciolata, bonus rifiutati

Dopo appena due anni la legge 107 dimostra di essere, sotto ogni aspetto, un vero e proprio fallimento.

Ad esprimere il duro resoconto sulla Buona Scuola è la sezione Scuola dell’Unione Sindacale di Base.

L’Usb Scuola sostiene tutti i cardini della controriforma Renzi-Giannini “che avrebbe dovuto portare la scuola italiana nell’Europa delle competenze, della valutazione e della concorrenza” si sono rivelati un flop: “piano assunzionale, chiamata diretta, ambiti territoriali, bonus premiale e formazione coatta.

Il sindacato di base passa, poi, ad esaminarli uno alla volta.

Il piano assunzionale – scrive l’Usb – viene duramente contestato perché non ha scalfito i tagli e la composizione del numero di alunni per classe dell’era Gelmini, pertanto il cosiddetto organico dell’autonomia ha determinato un vero e proprio esilio per gli assunti degli ultimi anni e in altri casi ci si è ritrovati in un continuo peregrinare per l’Italia.

Questa costrizione al trasferimento è dettata dalla stretta agli organici che da qualche anno sono determinati dal Ministero dell’economia e delle finanze e non più dalle reali necessità demografiche della scuola pubblica.

Nonostante la farsa dei contratti di mobilità firmati da Cgil Cisl Uil Snals con la promessa a tutti i docenti di un ritorno a casa, il risultato è stato il mantenimento di uno striminzito organico di diritto e il mancato ritorno alla propria provincia di residenza nonostante i tanti posti in organico di fatto ancora disponibili. I lavoratori della scuola sono stati presi in giro, illusi, truffati proprio da quei sindacati che invece di difenderli ne stanno svendendo ogni diritto.

Anche per la chiamata diretta dei presidi è stato messo in atto il classico gioco della “rana bollita”, ma quest’anno nei collegi docenti, anzichè “guidare la transizione” come avrebbero voluto i sindacati gialli, i docenti hanno votato in massa contro bandi e criteri per la chiamata diretta. In molte scuole si è deliberato di non adire ad alcuna votazione, perché il gioco del potere del dirigente scolastico legittimato da un contratto sulla “chiamata per competenze” era ormai svelato a tutti.

 

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Nel mese di agosto, poi, la chiamata diretta si è completamente sbriciolata: presidi che si rifiutano di tornare dalle ferie, dirigenti scolastici che assumono senza pubblicare un bando, docenti che preferiscono farsi assegnare d’ufficio piuttosto che compilare curriculum assurdi online, segreterie che non riescono a registrare al SIDI i docenti selezionati.

La chiamata diretta, insomma, oltre a essere uno strumento discrezionale e poco meritocratico, non funziona, lo dimostrano un aumento delle richieste di conciliazione per i movimenti non andati a buon fine e il fatto che la metà delle scuole ha avuto personale assegnato d’ufficio.

I docenti hanno rifiutato il bonus premiale e cercato in ogni modo di avere accesso agli atti affinché la trasparenza amministrativa dovuta mostrasse come a dirigere le scuole ci sia un gruppo di fedelissimi dei dirigenti “premiati” ulteriormente per guidare e controllare le scuole. Altro che merito, il bonus premiale ha dimostrato in questi due anni tutto il suo potenziale di clientelismo e favoritismo legalizzato da uno strumento completamente discrezionale.

La formazione calata dall’alto, su temi e contenuti che ledono la libertà d’insegnamento, sta condannando la scuola a una didattica vuota e formale”.

“Sindacati complici, Miur e governo hanno fatto di tutto per mettere in atto la legge 107, una legge che contrasta in più punti con l’attuale contratto collettivo nazionale, con il Testo Unico della scuola, con le reali esigenze formative” – commenta Luigi Del Prete dell’esecutivo nazionale USB Scuola – Non una azione concreta, non una parola è stata detta sulla diminuzione del numero di alunni per classe, sulla necessità di effettuare assunzioni non sui fantasmatici posti di potenziamento, ma su un organico di fatto che va riconosciuto tutto come organico di diritto“.

L’Usb, poi, se la prende anche con Cgil Cisl Uil Snals e Gilda: “si apprestano a discutere il prossimo aggiornamento del contratto. Fino ad oggi, sono stati pronti a firmare accordi a perdere come i contratti sulla mobilità, sulle assegnazioni, sulla chiamata diretta. Sono accordi che hanno determinato esodi di massa, guerre tra poveri, asservimento, divisione tra colleghi, a dimostrazione di quel che USB Scuola sosteneva nel 2015: la Buonascuola non è emendabile, va cancellata in toto.

Per il sindacato di base, dunque, “ai lavoratori della scuola non rimane altra strada: bisogna abbandonare i sindacati gialli, stracciarne le tessere e votare loro contro al prossimo rinnovo delle RSU. Un sindacato diverso, non complice, è possibile”.

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Alessandro Giuliani

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