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La Buona Scuola e il disorientamento del ministro Bussetti

Il ministro Bussetti ha illustrato quanto intende fare per ridare serenità e fiducia al sistema scolastico: “Non ricorrerò a nuove riforme e ad ulteriori strappi, non stravolgerò la riforma della ‘Buona Scuola’ .. propongo un riallineamento complessivo che ottimizzi un impianto normativo ormai operativo da qualche anno“.

Si ottimizza l’impianto normativo perché si condivide il ritorno all’obsoleto modello di scuola, degli anni trenta del secolo scorso, perseguito della legge 107/15.

Una restaurazione dichiarata nel titolo della legge: la finalità educativa è stata depennata, sostituita dall’aggettivo nazionale. L’attività scolastica non deve privilegiare lo sviluppo e il potenziamento delle potenzialità dello studente: si richiede la sua adesione al sapere disciplinare.  La mission della scuola è uniformata a quella universitaria.

Una restaurazione che abbandona l’approccio sistemico che caratterizzava il precedente ordinamento: la scuola è intesa come sommatoria dei diversi insegnamenti. Non esiste finalità comune e condivisa. Inequivocabile il paragrafo 7 della legge, infarcito di grossolani errori: gli “obiettivi formativi prioritari” sono sbagliati in misura superiore al 50%.

Una restaurazione che contravviene la dottrina, richiamata dal Dlgs sulla dirigenza pubblica del 2009, che enuncia il “principio di distinzione”: sono da separare e differenziare, i soggetti responsabili del COSA deve essere fatto rispetto a quelli che elaborano strategie relative al COME conseguire i risultati.

La buona scuola disegna i dirigenti scolastici come tuttologi.
Una restaurazione che riduce l’autonomia scolastica a mera pratica amministrativa: la prevista valenza progettuale è depennata. La legge 107, sbagliando, richiama la norma con cui si delegava temporalmente al governo il potere legislativo. E’ stato cestinato l’approccio formativo/educativo previsto nel decreto del 99, che ha elaborato il mandato.
Enrico Maranzana
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