Nel lungo periodo la riforma del sistema scolastico prevista dal ddl sulla Buona Scuola dovrebbe portare ad un aumento del 2,4% del PIL: è quanto si legge nel DEF (Documento di Economia e Finanza) che entro pochisssimi giorni dovrà essere trasmesso dal Governo al Parlamento.
L’aumento del PIL legato alla riforma della scuola dovrebbe essere dello 0,3% a partire dal 2020, dello 0,6% a partire dal 2025 e del 2,4% nel lungo periodo.
Secondo le stime dei tecnici del Ministero dell’Economia le riforme in atto dovrebbero produrre a lungo termine un aumento del PIL del 7,6%: un terzo di tale aumento sarebbe quindi dovuto alla “Buona Scuola”.
Il DEF conferma comunque che a partire dal 2016 la spesa per l’istruzione aumenterà di 3miliardi di euro anche se una delle tabelle che accompagnano il documento chiarisce che la spesa stessa rappresenterà nel 2020 una quota pari al 3,5% del PIL (nel 2015 è del 3,7% e nel 2010 era del 3,9%).
Ma i tecnici spiegano così il dato: “La previsione della spesa per istruzione in rapporto al PIL presenta una sostanziale stabilità fino al 2016 poiché le misure di contenimento della spesa per il personale previste dalla normativa vigente trovano compensazione nelle risorse stanziate dalla Legge di Stabilità per gli interventi di riforma del settore”.
“Negli anni successivi – spiegano ancora dal MEF – la spesa per istruzione in rapporto al PIL mostra un andamento gradualmente decrescente che si protrae per circa un quindicennio. A partire dal 2020 tale riduzione è essenzialmente trainata dal calo degli studenti indotto dalle dinamiche demografiche”.
Difficile esprimere un giudizio su queste previsioni e quindi non ci resta che aspettare almeno qualche anno per renderci conto un po’ meglio della situazione.
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