E’ ormai una vecchia annosa questione. Ed è sempre sul tappeto. Ed è una realtà che riguarda principalmente il mondo degli amministrativi della scuola: parliamo dell’abuso di reiterazione dei contratti a termine.
Tanti Ata sono ancora sul piede di guerra come testimonia questa nostra intervista all’assistente amministrativa Maria Rapisarda.
Quali sono state le vostre iniziative a proposito dell’abuso dei contratti a termine?
Io e altri colleghi ATA nel 2010 siamo stati promotori dell’apertura della procedura di infrazione 2124/2010 nei confronti dell’Italia per abuso di reiterazione dei contratti a termine. La legge 107/2015, che avrebbe dovuto adeguare il diritto nazionale alle clausole 4 e 5 dell’accordo quadro allegato alla direttiva relativa ai contratti di lavoro a tempo determinato, non ha previsto però alcun piano di stabilizzazione del personale precario ATA, personale facente tutt’ora parte del pubblico impiego settore scuola.
Il Governo ha dunque dimenticato i precari Ata?
Certo. Nonostante questa “dimenticanza” del Governo, la Commissione europea ha archiviato la procedura di infrazione nei confronti dell’Italia sul lavoro a tempo determinato nel settore della scuola pubblica, ritenendo che la Buona Scuola fosse risolutiva del problema precariato e idonea a prevenire altre forme di abuso di reiterazione. Così il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini:“Con la Buona Scuola abbiamo dato una risposta credibile a problemi lasciati irrisolti per anni, come quello del precariato storico. A certificarlo, ora, è anche la Commissione Ue con questa archiviazione che dà conferma della serietà del nostro operato”.
Dunque la vostra situazione pareva avviata a soluzione, ma non è stato così
Infatti. Nulla di positivo e soprattutto di propositivo è stato adottato, e nemmeno lontanamente preannunciato, per il PERSONALE ATA. E così io e altri colleghi ATA con servizio nel medesimo profilo da oltre dieci anni, dimenticati dalla Riforma “Buona Scuola”, rimaniamo tutt’ora precari e senza tutela alcuna.
Ma lei ha tentato le vie legali con quale risultato?
Naturalmente rimane la tutela giuridica, caposaldo e linfa vitale di uno Stato di Diritto. Anni fa avevamo affidato le nostre aspettative di lavoro e di giustizia alle decisioni dei giudici cui ci siamo rivolti per chiedere il risarcimento del danno subìto e la stabilizzazione del rapporto di lavoro, ritenendo che l’abuso di reiterazione per oltre dieci anni dei contratti a tempo determinato non possa ritenersi giustificabile da esigenze temporanee ed eccezionali.
Dopo sei anni di rinvii delle udienze in attesa, ora della sentenza della Corte di Giustizia europea, poi della Corte Costituzionale, quindi della Corte di Cassazione, finalmente a dicembre ho ottenuto “giustizia” con una pronuncia che, in parte, riporta testualmente quanto indicato nelle sentenze di Cassazione; anch’essa fa riferimento alla “Buona Scuola” considerata come farmaco miracoloso per sanare ogni male della scuola pubblica, anche l’abuso di reiterazione dei contratti a tempo determinato. Ma forse il giudice non ha ben compreso che io appartengo al personale ATA e non docente e che la buona scuola.
Dunque la sentenza cosa ha stabilito?
Mi viene concesso un risarcimento del danno di otto mensilità, risarcimento che prescinde dall’effettivo danno subìto e che non ho nemmeno dovuto né potuto dimostrare; questo trattamento di straordinario favore processuale consistente nell’essere esonerato dall’onere della prova è riservato ai precari storici … anzi più che storici …precari da sempre e per sempre.
Insomma quale sarà il futuro riservato ai precari Ata della scuola pubblica?
Questo: abusi contrattuali infiniti; discriminazione nei confronti del personale a tempo indeterminato operante nella medesima amministrazione ed, inoltre, nei confronti dei lavoratori dipendenti privati; futuro scaturito da una serie di provvedimenti legislativi e giurisprudenziali, finemente architettati per costruire il classico muro di gomma su cui i “precari per sempre” possono continuare a rimbalzare all’infinito senza giustizia e senza tutela.
In conclusione: la Buona Scuola ha risolto tutti i problemi della scuola pubblica e in particolare il precariato (anche se io ancora non me ne sono accorta) e nessuno è responsabile della nostra condizione se non noi stessi, colpevoli di aver lavorato per il datore di lavoro Stato senza capire che disponeva di tutti gli strumenti per annientare ogni nostro anche più fondamentale diritto.
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