La prima mossa da fare sarebbe quella di reintegrare interamente il fondo d‘istituto, restituendo all’autonomia scolastica e alla contrattazione di secondo livello la loro naturale funzione, che è ormai congelata da tempo in uno standby incerto e indeterminato.
La seconda mossa è quella di creare la divisione delle carriere degli insegnanti, consentendo a coloro che hanno abilità didattiche e di comunicazione di fare il lavoro d’aula con gli studenti e coloro invece che hanno competenze di gestione amministrativa e di organizzazione del lavoro di occuparsi di aspetti organizzati funzionali all’insegnamento.
La terza è ultima mossa sarebbe quella di retribuire equamente e giustamente il lavoro svolto dagli insegnanti, attraverso il rinnovo del contratto collettivo nazionale della scuola, volto a restituire la dignità del ruolo professionale dei docenti che è ormai a livelli insostenibili. In questa ultima fase rientrano anche gli aspetti di vivibilità delle classi e della qualità delle relazione educative. Quindi si dovrebbero garantire per legge la continuità didattica dei docenti con l’introduzione dell’organico funzionale e il tetto massimo di non più di 22 alunni per classe.
Questa sarebbe la riforma della buona scuola che tutti vorrebbero, il resto è semplicemente il solito taglio o risparmio di spesa, mascherato da riforma della buona scuola.