Ormai quello che fino a qualche settimana fa era un timore adesso è una certezza: con l’inizio dell’anno scolastico nelle scuole sarà il caos e non soltanto per le probabili proteste organizzate dai sindacati o anche dai vari comitati più o meno spontanei che sono sorti in questi mesi.
Il problema maggiore sarà legato alla copertura dei posti e delle cattedre scoperte.
Al Ministero si sta lavorando senza sosta ma è davvero difficile che all’inizio di settembre tutto possa funzionare regolarmente.
Sono ancora troppi i punti in sospeso.
Per esempio non è per nulla chiaro come verrà risolto il problema degli esoneri dei vicepresidi, soprattutto nelle istituzioni scolastiche affidate in reggenza (non meno di 2.500 in tutta Italia).
Riuscire ad effettuare prima dell’inizio delle lezioni una parte almeno delle assunzioni necessarie a coprire i posti vacanti sembra davvero una missione impossibile (lo scorso anno per fare 15mila assunzioni gli uffici periferici dovettere lavorare diverse settmane).
Tanto che ormai si sta parlando di assunzioni effettuate anche ad anno scolastico avviato, senza peraltro precisarne il termine ultimo.
In tutto questo c’è una palese contraddizione: uno dei principi ispiratori della legge prevede che gli insegnanti dovrebbero essere assegnati alle scuole in base alle effettive esigenze del Piani dell’offerta formativa. Questo, però, a partire dal 2016/2017; per quest’anno la regola sarà ben diversa: nelle scuole i docenti arriveranno quando potranno (o meglio quando gli uffici riusciranno a nominarli) e i dirigenti, dopo una rapida stretta di mano e una frase di circostanza (“Ben arrivato nella nostra scuola, lei che materia insegna?”) avrà a diposizione pochi minuti per decidere a quale plesso e a quale classe assegnare i nuovi arrivati. Tutto sarà affidato più al caso che non a decisioni razionali o anche solo ragionevoli. La “Buona scuola” non inizierà di sicuro sotto i migliori auspici.
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