La fase attuativa della riforma, per chi opera all’interno delle scuole, si fa strada attraverso numerose incoerenze e disfunzioni che creano intralci su intralci e rischiano, cosa ancor più grave, di generare abusi su abusi.
E’ il caso dell’alternanza scuola-lavoro che sta creando una serie di disparità tra alunni di scuole dello stesso ordine e grado, laddove alcuni vengono mandati in oleifici a tappare bottiglie, altri in parrocchie, altri vengono utilizzati presso portali di agenzie turistiche e altri ancora dietro le quinte di teatri importanti.
L’aspetto su cui merita di soffermarsi è: perché a ragazzi di terza media viene data la facoltà di scegliere un istituto superiore in cui completare il percorso di studi e poi agli stessi di 16 anni non viene concessa la possibilità di scegliersi il percorso di alternanza scuola-lavoro più congeniale?Infatti con l’alternanza scuola-lavoro si infrange l’articolo 4 della Costituzione “Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società “. Secondo la propria scelta, non quella del Dirigente di turno!!
Infatti sono i Dirigenti che scelgono l’ente o l’azienda per loro, in base anche alla disponibilità sul territorio, ma poi il curriculum studenti di un ragazzo che ha impiegato le sue 200 o 400 ore in una parrocchia, sacrificando il proprio studio pomeridiano, come può essere equiparato a quello di chi ha adempiuto allo stesso obbligo presso un’agenzia turistica o presso un’importante biblioteca o museo? E che responsabilità ha il ragazzo delle possibilità di impiego che gli vengono precluse a causa della scelta maturata o costretta del Dirigente Scolastico? Le conseguenze però ricadono sullo studente. Non dimentichiamo che uno studente di Liceo dovrà effettuare 66,6 ore all’anno, mentre gli studenti degli istituti tecnici dovranno spendere 133,3 ore all’anno nella stessa attività.
Se, come si sta verificando, tali ore si svolgeranno in concomitanza con la didattica curricolare, gli alunni dovranno rinunciare o alle ore curricolari o allo studio pomeridiano, il che è un gravissimo abuso perché oltretutto la legge 107 non prevede un taglio di ore curricolari, né è costituzionalmente corretto privare gli studenti della possibilità di studiare il pomeriggio per dedicarsi ad attività non pertinenti alle proprie scelte o inclinazioni. Perché condannare i ragazzi a questa pratica di sfruttamento coatto sotto la responsabilità della scuola, quando si sarebbe potuto prevedere un tirocinio formativo retribuito post diploma solo per coloro che non avrebbero proseguito gli studi, da svolgere ciascuno presso l’ente formatore da lui prescelto? Alla fine, per scongiurare l’ipotesi penalizzante del tirocinio in Parrocchia converrebbe che gli alunni rinunciassero ad avvalersi dell’Insegnamento della Religione Cattolica perlomeno dal terzo anno, così da ribadire un altro precetto costituzionale violato: il principio della laicità dello Stato.
Altra pratica attualmente in uso nelle scuole che va a discapito degli studenti consiste nell’utilizzo dei docenti di potenziamento per sostenere la didattica ordinaria, facendoli intervenire separatamente su allievi con lacune durante le ore curricolari del docente della stessa materia, il quale comunque mette in pausa il programma. Che beneficio hanno gli allievi che ripassano in classe, mentre quelli rimasti più indietro ripassano pure ma separatamente? Didattica personalizzata? Non sarebbe più utile per chi ha lacune fare più ore della disciplina nel pomeriggio o trattenendosi oltre l’orario delle lezioni con un buon corso di recupero, visto che la scuola rimane comunque aperta fino alle 14:00? Questa pratica depotenzia, non potenzia l’offerta formativa dell’istituto che rimane sempre uguale (sembra di essere tornati alla didattica delle classi differenziali). Insomma in fase attuativa questa riforma fatta male manifesta tutte le sue storture, le incoerenze, le liceità di abuso e quanto di peggio ci aspettavamo emergesse dalla infrazione dei precetti costituzionali.
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