E’ la strada indicata dalla BCE nella sua missiva inviata il 5 agosto al nostro Governo dell’epoca (Governo Berlusconi), che nella sua parte finale cita l’istruzione. Riportiamo per dovere di cronaca quanto scritto nel 2011: “Vista la gravità dell’attuale situazione sui mercati finanziari, consideriamo cruciale che tutte le azioni elencate nelle suddette sezioni 1 e 2 siano prese il prima possibile per decreto legge, seguito da ratifica parlamentare entro la fine di Settembre 2011. Sarebbe appropriata anche una riforma costituzionale che renda più stringenti le regole di bilancio. Incoraggiamo inoltre il Governo a prendere immediatamente misure per garantire una revisione dell’amministrazione pubblica allo scopo di migliorare l’efficienza amministrativa e la capacità di assecondare le esigenze delle imprese. Negli organismi pubblici dovrebbe diventare sistematico l’uso di indicatori di performance (soprattutto nei sistemi sanitario, giudiziario e dell’istruzione). C’è l’esigenza di un forte impegno ad abolire o a fondere alcuni strati amministrativi intermedi (come le Province). Andrebbero rafforzate le azioni mirate a sfruttare le economie di scala nei servizi pubblici locali. Confidiamo che il Governo assumerà le azioni appropriate.
Con la migliore considerazione, Mario Draghi, Jean-Claude Trichet”.
Oggi possiamo dire che per l’istruzione il gioco è fatto, ovvero la BCE è stata servita, perché con la riforma de ‘La Buona Scuola’ è sicuro che per i nostri istituti scolastici diventa sistematico l’uso di indicatori di performance con tutto quello che ne consegue.
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