Home Archivio storico 1998-2013 Attività parlamentare La Camera dice sì al Decreto Sviluppo, penalizzati i precari

La Camera dice sì al Decreto Sviluppo, penalizzati i precari

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Ancora una volta le tante decine di migliaia di precari della scuola si trovano al centro dei provvedimenti e dei ripensamenti del Governo. Stavolta, in occasione della discussione in Commissione Cultura del Decreto Sviluppo, i precari sono stati prima oggetto delle attenzioni della Lega, che si è battuta sino all’ultimo (invano!) per l’assegnazione dei 40 punti a chi non avrebbe chiesto di trasferirsi di provincia. Successivamente si interessata ai supplenti l’ala politica, in prevalenza parlamentari del Pd, a cui stanno a cuore le sorti di quasi 20.000 abilitati nell’ultimo biennio. Anche in questo caso la proposta è caduta. Dalla versione finale del Decreto Sviluppo, sulla quale il Parlamento il 21 giugno ha votato la fiducia, con 317 voti a favore e 293 contrari , risulta che tutti i candidati a docenti che si sono abilitati o specializzati nell’ultimo biennio rimarranno fuori: si tratta di coloro che hanno conseguito la laurea abilitante in Scienza della formazione, l’abilitazione attraverso il IX corso presso Ssis, che hanno frequentato corsi biennali abilitanti di secondo livello ad indirizzo didattico (Cobaslid) attivati nell’a.a. 2008/2009, che hanno frequentato i corsi speciali abilitanti di cui ai DM 21/2005 e 85/2005, che hanno frequentato il secondo corso biennale di secondo livello (a.a. 2008/2009 – 2009/2010) finalizzato alla formazione dei docenti di educazione musicale delle classi di concorso 31/A e 32/A e di strumento musicale nella scuola secondaria di primo grado della classe di concorso 77/A. Infine di coloro che hanno conseguito l’abilitazione in esito al corso di laurea in scienze della formazione primaria dopo il 30 giugno 2009 e di coloro che hanno conseguito l’abilitazione in Italia o in uno degli Stati dell’UE, e che non hanno fatto domanda di inserimento, aggiornamento o permanenza per i bienni precedenti.
Ebbene, per loro non ci sarà spazio nelle G.E.: dovranno continuare ad accontentarsi di quelle d’istituto. Considerando che per la prima volta la porta degli aggiornamenti delle 100 ed oltre graduatorie ad esaurimento rimarrà chiusa per tre anni, fino al 2014, viene da sé che molti di questi precari tenteranno di entrarvi dalla finestre: dalle aule giudiziarie.

 
Le stesse che negli ultimi mesi alcune decine di migliaia, con almeno tre anni di anzianità alle spalle con servizi su posti vacanti, avevano intenzione di riempire per tentare l’assunzione a tempo indeterminato: per evitare esborsi con troppi zeri, fino a 4 miliardi di euro, pari a mezza Finanziaria, il Governo ha pensato bene di bloccare sul nascere questa eventualità. Sempre nel Decreto Sviluppo, facendo riferimento all’articolo 4 della legge 3 maggio 1999, n.
124, si sottolinea, infatti, "che i contratti a tempo determinato stipulati per il conferimento delle supplenze del personale docente e Amministrativo, Tecnico ed Ausiliario (ATA), in quanto necessari per garantire la costante erogazione del servizio scolastico ed educativo, non possono in alcun caso trasformarsi in rapporti di lavoro a tempo indeterminato, né consentire la maturazione di anzianità utile ai fini retributivi prima della immissione in ruolo".
Confermate tutte le altre disposizioni: i precari ‘storici’ avranno un assegno annuale pari all’incirca alla metà dello stipendio, la precedenza assoluta nel conferimento delle supplenze e alla partecipazione a progetti per attività di carattere straordinario. Le zone disagiate (montagna e isole?) daranno più punti. Tutti i prossimi immessi in ruolo potranno chiedere trasferimento solo dopo 5 anni: prima lo potranno fare solo coloro che chiederanno l’avvicinamento a caso per motivi di "infermità o assistenza". Slitta di un mese, dal 31 luglio al 31 agosto, il termine per le assunzioni a tempo indeterminato e per i provvedimenti di assegnazione o utilizzazione riguardanti il personale insegnante e Ata di ruolo – incluse le supplenze annuali – nonché per il conferimento degli incarichi di presidenza. Confermato, infine, il piano triennale di assunzioni "su tutti i posti liberi e disponibili". Una frase che dice molto, ma non tutto.
Entro fine giugno il Senato sarà chiamato a votare sul testo: se, come probabile, stavolta non vi saranno emendamenti, il Decreto Sviluppo diventerà Legge dello Stato.
L’esito del Decreto non ha trovato soddisfatti i diretti interessati, i precari. Una loro rappresentanza, in presidio davanti Montecitorio da sabato scorso, ha fatto sapere che il provvedimento "è pieno di trappole, tranelli, giochetti che neanche a farlo apposta colpiranno ancora una volta il mondo precario nelle sue infinite sfumature". Forti critiche al Decreto anche da parte di Pd e Idv, in particolare per la parte che vanifica l’assunzione a titolo definitivo per coloro che avevano svolto almeno tre anni di servizio.
Il testo è passato al vaglio del Senato come D.d.L. n. 2791 ("Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70, concernente Semestre Europeo – Prime disposizioni urgenti per l’economia". E’ possibile confrontare il testo originario del decreto legge con il testo comprendente le modificazioni apportate dalla Camera dei Deputati (ricordiamo che per la scuola il riferimento è all’art. 9).