Non è servito che all’atto della votazione finale l’opposizione abbia abbandonato l’Aula per fare mancare il numero legale.
La legge, però, dovrà tornare al Senato dove era stata approvata nell’autunno scorso in quanto è stata modificata in commissione Bilancio di Montecitorio. Sarà tuttavia un passaggio rapido, quasi formale, visto che il provvedimento è stato, come si è detto più volte, ‘blindato’ per poter giungere a conclusione nel più breve tempo possibile.
Chi si illudeva che la riforma della scuola restasse impelagata nelle trame dei giochi politici è rimasto deluso ancora una volta. Al di là del dibattito che pure dovrebbe esserci in qualsiasi sistema politico democratico, ciò che conta alla resa dei conti è… la conta dei voti. Così è stato, giustamente, anche per la riforma della scuola.
Nella fattispecie della legge di riforma della scuola, in verità, è mancato anche il dibattito. La minoranza politica, quella che viene detta opposizione, in questi ultimi tempi ha speso le sue forze in altre riforme che certamente sono ritenute più eclatanti come nel caso di quella della magistratura e della legislazione del lavoro.
I sindacati, da parte loro, da anni hanno rinunciato al ruolo di contribuire alle scelte del governo. Gli intellettuali, infine, hanno snobbato la riforma della scuola spendendosi, soprattutto ed esclusivamente, nella riforma dell’università e dei centri di ricerca, ambiti più vicini ai loro interessi.
Il passaggio dall’aula del Senato avverrà quanto prima. Al massimo entro la prossima settimana. Il sistema scolastico italiano potrà dirsi riformato dopo più di settantant’anni.
Sta per essere scritta un’altra pagina della storia della scuola italiana. Ai nomi di Casati e di Gentile sta per essere associato quello di Letizia Moratti. Tre nomi, che nel bene è nel male, dovranno essere associati ai vari passaggi dello sviluppo del sistema di istruzione e della formazione italiani.
Non servirà, a questo punto, impegnarsi per fermare la riforma. Occorrerà, viceversa, mettersi a lavorare perché sia attuata nel migliore modo possibile e perché non cada sulla testa di chi della riforma è destinatario, studenti e docenti, in primo luogo. Non resta che far sì che vengano messi a fruttificare al massimo gli elementi di positività che pur ci sono nel disegno globale della riforma e ridurre al minimo gli effetti dei tanti punti negativi.
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